7 Marzo 2025

Negoziati sull'Ucraina: le scuse di Zelensky non bastano

Nonostante il dietrofront di Zelensky, Trump non ha revocato il blocco di armi e intelligence nei confronti di Kiev
di Davide Malacaria
Negoziati sull'Ucraina: le scuse di Zelensky non bastano
Tempo di lettura: 4 minuti

“La dichiarazione di ieri della Casa Bianca secondo la quale gli Stati Uniti non riprenderanno le forniture di armi all’Ucraina e il flusso di informazioni di intelligence finché le autorità ucraine non accetteranno i negoziati con la Federazione Russa e non verrà fissata una data per avviarli, ha reso inutili le precedenti tattiche delle autorità ucraine volte a sabotare il processo negoziale ponendo condizioni sulle quali né gli Stati Uniti né la Federazione Russa potevano concordare (garanzie di sicurezza, forze di mantenimento della pace, etc.)”.

Zelensky è stato costretto a scrivere un post in cui si rammaricava della lite alla Casa Bianca a causa delle restrizioni al trasferimento dei dati di intelligence

Trump non vuole solo scuse, ma fatti

Inizia così un articolo di Strana, che prosegue: “Washington ha chiarito che questa strategia non avrebbe più funzionato e anche il messaggio di ‘pentimento’ inviato da Zelensky a Trump, in cui esprimeva “rammarico” [per il bisticcio alla Casa Bianca], non ha cambiato radicalmente la situazione né ha ottenuto la revoca del blocco sulle forniture di armi. I media americani scrivono che nemmeno la firma di un accordo sulle risorse del sottosuolo basterà a rimuoverlo. La condizione principale per la ripresa degli aiuti è l’accordo di Kiev a porre rapidamente fine alla guerra. E non solo a parole, ma anche nei fatti (vale a dire l’inizio delle trattative)”.

Le condizioni di Trump, il discorso di Macron e la scelta di Zelensky. Kiev accetterà di negoziare con Mosca?

“A quanto pare, le autorità ucraine cercheranno ancora di interrompere il processo con una ‘manovra indiretta’, ovvero cercando, insieme alla Francia, di convincere Trump ad accettare un ‘piano di pace’ la cui prima tappa sarebbe una moratoria sugli attacchi aerei. Si aspettano che Mosca rifiuti immediatamente l’iniziativa e che, di conseguenza, l’accordo di pace giungerà a un punto morto prima ancora dell’inizio dei negoziati, così che gli Stati Uniti possano riprendere ad aiutare l’Ucraina”.

Altra possibilità delle autorità ucraine e del “partito della guerra” occidentale, annota Strana, è che negli Usa cresca la fronda interna, anche tra i repubblicani, contro il senso di Trump per la pace ucraina, così da costringerlo a proseguire gli aiuti. La possibilità che l’Europa, in realtà alcuni Paesi europei, possano sopperire agli aiuti americani è prossima allo zero.

Dubbi sull’ipotesi di usare i beni russi congelati

Potrebbe, al massimo, usare i beni congelati russi per acquistare armi, iniziativa che potrebbe dare all’Ucraina qualche mese di possibilità, ma forti sono i dubbi in proposito, dal momento che l’iniziativa sarebbe eversiva verso le regole, scritte e non, della finanza. Le banche europee potrebbero registrare un massivo esodo di fondi stranieri verso altri lidi.

Peraltro, se anche si procedesse, l’iniziativa appare di dubbia efficacia: le guerre non si vincono solo con le armi, serve un esercito e quello ucraino è prossimo al collasso, dal momento che la leva è sempre più in affanno nel coprire i buchi che si aprono al fronte. E, peraltro, se continua il blackout Usa, tale collasso procederà a ritmo sempre più accelerato.

L’altra idea per far proseguire la guerra, quella di inviare in Ucraina forze di pace nella speranza – che potrebbe essere facilitata – che i russi gli sparino addosso per invocare l’articolo 5 della Nato e far intervenire gli Usa, sta diventando sempre più aleatoria.

Trump ha già messo in dubbio che, in un caso simile, gli americani sarebbero disposti a soccorrere gli alleati. Un concetto ribadito da Mike Waltz in un’intervista a Forbes, nella quale ha dichiarato che, dal momento che l’Ucraina non è un membro della NATO, un attacco all’interno dell’Ucraina non sarebbe considerato un attacco contro un paese NATO dall’amministrazione Trump…

 

Macron mostra l’atomica

Insomma, tutte le opzioni immaginate finora dal partito della guerra risultano poco o per nulla efficaci. Ma da qui al vertice Usa-Ucraina che si sta apparecchiando in Arabia Saudita c’è ancora tempo per trovare un qualche escamotage per far saltare tutto.

Quanto all’asse franco-britannico, con Londra che manda avanti Parigi tenendosi aperta la via della ritirata, le dichiarazioni di Macron, il quale ha offerto all’Europa lo scudo nucleare transalpino, sottintendendo in tal modo la possibilità dell’uso dell’atomica se Mosca non scende a compromessi accettabili dal partito della guerra, appare incendiaria quanto velleitaria.

Certo, l’atomica può essere brandita, ma un conto è se a farlo è l’America, che ha un apparato di intelligence e una capacità informatica più che potente, un conto è se a farlo è la Francia. Infatti, date le capacità di intelligence e di interdizione dei russi, la guerra atomica contro Mosca del novello Napoleone e dei suoi improvvidi affiliati potrebbe finire prima ancora di iniziare, con il Vecchio Continente spazzato via prima che vengano premuti gli appositi pulsanti. Non è una buona idea.

Sviluppi da seguire in questa corsa a ostacoli verso il negoziato, che la missione kamikaze di Zelensky alla Casa Bianca ha accelerato. Gli esiti restano incerti.

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