Putin da Trump, Modi da Xi: prove tecniche di nuovo mondo

Nell’incontro tra Vladimir Putin e l’inviato Usa Steve Witkoff è stato concordato un incontro tra il presidente russo e Trump, che dovrebbe tenersi la prossima settimana. Di seguito, lo scriviamo come parentesi di relativo interesse, Trump dovrebbe incontrare Zelensky, incontro al quale potrebbe prendere parte anche Putin, aggiunta che lo renderebbe di grande interesse, ma che ad oggi è solo un’ipotesi e che l’assistente di Putin, Yuri Ushakov, ha attribuito a “speculazioni”, dal momento di tale ipotesi si è solo “accennato” nell’incontro con Witkoff, anche perché, ha aggiunto, garantire che l’incontro tra i due presidenti “sia un successo e produca risultati tangibili è ciò che più conta”.
Trump ha detto al suo team di procedere rapidamente per organizzare l’incontro col suo omologo russo, dimostrando quanto sia galvanizzato alla prospettiva. Sarebbe storico.
Arduo pensare che tale summit ponga fine alla guerra ucraina subito, ma dovrebbe avviare una nuova fase di negoziati, più incisiva (Ushakov ha affermato che gli Usa hanno presentato “un’offerta accettabile”) oltre che produrre, forse, un cessate il fuoco temporaneo o altre limitazioni delle ostilità dal significato simbolico.
A facilitare il summit la rivelazione del complotto per istruire il Russiagate, la Fake news sull’aiuto che avrebbe ottenuto Trump per vincere le elezioni del 2016, che rischiò di costargli la Casa Bianca e produsse un procedimento di impeachement contro di lui una volta conquistata.
I documenti che provano come lo staff del partito democratico abbia ordinato e supervisionato il dossier che avrebbe dovuto provare la collusione, resi pubblici dal capo della National intelligence Tulsi Gabbard, stanno inguaiando seriamente la leadership dei democratici e ciò dovrebbe evitare che l’incontro tra Trump e Putin sia preso di mira con le usuali accuse di subordinazione del primo al secondo.
Zelensky è entrato in fibrillazione: se da una parte, parlando al telefono con il Cancelliere Mertz, ha dichiarato che “è ora di porre fine alla guerra”, dall’altra scalpita per incontrare Putin, incontro sul quale il Cremlino resta titubante.
Non tanto per la cosa in sé, dal momento che è ovvio che, al momento di firmare la pace, quando prima o poi accadrà, e se sarà ancora lui il presidente ucraino, tale incontro si darà. Ma anticiparlo pone rischi allo zar, data l’imprevedibilità di Zelensky e dei suoi sponsor, che potrebbero spingerlo a metterlo in imbarazzo, come accadde nell’incontro con Trump alla Casa Bianca.
Al di là delle fibrillazioni di Zelensky, è più che probabile che nell’incontro tra Trump e Putin possa essere dato l’annuncio di una ripresa dei colloqui sul controllo delle armi nucleari.
Lo lascia presumere il senso dimostrato Trump negli ultimi giorni per questa tematica, avendo ordinato di posizionare due sommergibili atomici nei pressi della Russia (annuncio fatuo, ce n’erano già in abbondanza; come altrettanti sommergibili nucleari russi incrociano al largo delle coste americane).
Trovata circense alla quale si è aggiunta quella di ieri, quando, avendo invitato la stampa a incontrarlo sul terrazzo della Casa Bianca, indicando i lavori di ristrutturazione da lui ordinati, ha scherzato sul fatto che vi stava istallando delle testate atomiche.
Le boutade di Trump sono corse in parallelo all’annuncio di Mosca di avere intenzione di far decadere anche l’ultimo trattato sul controllo delle testate atomiche. Insomma, tutto concorre a suggerire che qualcosa su questo tema sarà annunciato nel summit prossimo venturo.
Cosa peraltro facile, nessuno potrebbe obiettare alcunché, e che, oltre che permettere a Trump di ostentare un successo, permetterebbe di aprire uno spazio di dialogo duraturo e legittimo tra le due superpotenze, a margine del quale si potrà parlare di tanto altro.
Detto questo, da qui all’incontro tra i due presidenti qualche fan delle guerre infinite, che sono tanti e potenti, potrebbe tentare qualcosa per porvi criticità tali da depotenziarlo o, preferibilmente, farlo saltare. Tante le possibilità: in questo hanno dimostrato una fantasia luciferina.
Da ultimo, va ricordato che Putin il 5 agosto ha chiamato Netanyahu, la seconda conversazione telefonica tra i due nel giro di una settimana. Non abbiamo trovato resoconti, solo questo cenno riferito dal Jerusalem Post, rivelato da una fonte vicina al premier israeliano: “Il primo ministro Benjamin Netanyahu sta tentando di ridurre le tensioni tra Stati Uniti e Russia“. Nonostante tutto, anche Bibi vuole evitare la guerra termonucleare verso la quale il mondo si sta velocemente dirigendo.
A margine, ma neanche tanto, va accennato come notizia di rilievo più che primario, che Narendra Modi si recherà al vertice della Shanghai cooperation organization che si terrà in Cina, a Tianjin, dal 31 agosto al 1° settembre. Sono sette anni che il premier indiano non si reca nella Terra di mezzo a causa dell’antagonismo tra le due potenze asiatiche, incrementato negli ultimi anni.
E ieri, in parallelo all’incontro tra Witkoff e Putin, a Mosca si è svolto l’incontro meno di rilievo, ma non per questo non importante, tra Sergey Shoigu e Ajit Doval, Consiglieri per la Sicurezza nazionale di Russia e India, al termine del quale quest’ultimo ha dichiarato che Putin è atteso a New Delhi per fine anno (e oggi si è incontrato con lo zar).
I dazi imposti da Trump all’India, vieppiù incrementati, stanno avendo effetto, spingendo il gigante asiatico a rompere la tradizionale equidistanza tra Russia e America e a riposizionarsi rispetto alla Cina.
Non sappiamo se tale effetto indesiderato fosse stato in realtà desiderato, tanto era ovvio dato l’acceso e irrevocabile nazionalismo indiano, la cui genesi affonda nel crogiuolo di una civiltà millenaria ed è irrorato da una tormentata lotta di liberazione coloniale. Tanto da porci qualche domanda sull’attivismo dazzesco di Trump nei confronti di New Delhi. Ma forse è solo semplice stoltezza.
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