8 Agosto 2025

Netanyahu decide per l'annientamento di Gaza

di Davide Malacaria
Netanyahu decide per l'annientamento di Gaza
Tempo di lettura: 4 minuti

Israele ha rotto l’ultimo argine: il Consiglio di sicurezza ha deliberato che invaderà la zona centrale di Gaza, finora relativamente risparmiata, nella quale sopravvivono oltre un milione di palestinesi. Netanyahu ha superato tutte le resistenze, non solo delle opposizioni, ma anche quelle dell’esercito, che per bocca del Capo di Stato Maggiore si è detto contrario.

Non un’annessione, ha specificato Netanyahu, ma un controllo temporaneo di alcuni mesi per poi passare la mano ad altri, gli arabi sembra. Non poteva dire altro, per evitare più accese reazioni internazionali. Ma si sa quanto le occupazioni provvisorie made in Israel siano durature. Vedremo.

Nel prendere atto della decisione (sic), l’America ha annunciato che aprirà altri 14 centri di distribuzione di aiuti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) per far fronte, più che alla fame dei palestinesi, al catastrofico danno di immagine degli Stati Uniti, co-protagonisti del genocidio.

Annuncio che è stato accompagnato, per lo stesso motivo, dalla rivelazione di una sfuriata telefonica di Trump nei confronti di Netanyahu, che evidentemente aveva provato a opporsi all’iniziativa Usa continuando a negare la fame di Gaza, con Trump che gli avrebbe detto che i suoi collaboratori gli avevano mostrato prove incontrovertibili (non ha internet?).

Sfuriata negata dall’ufficio di Netanyahu, ma poco cambia, dal momento che l’incremento dei sussidi per Gaza sarà accompagnato dalle armi made in Usa. Peraltro, è prevedibile che la moltiplicazione dei centri di aiuto della GHF moltiplichi anche il numero dei palestinesi uccisi mentre vi si appressano.

Gaza, Rapporto MSF: “I siti di distribuzione della GHF devono essere chiusi”

Non per nulla, Médicins sans frontières ha chiesto che tale sistema di soccorso, definito una “trappola mortale”, sia “immediatamente smantellato e sostituito con un meccanismo indipendente di distribuzione degli aiuti umanitari, sotto il coordinamento delle Nazioni Unite”. Tant’è.

Il giorno prima del Consiglio dii Sicurezza, Gideon Levy, su Haaretz, ha scritto che, per la prima volta nella sua storia, Israele stava per prendere una decisione che porterà “all’annientamento” di un intero popolo. Occupare la Striscia di Gaza, ha scritto, “significa certificare l’uccisione di migliaia di persone, demolire le [residuali ndr] condizioni di vita di oltre due milioni di morti viventi e portare a termine la distruzione definitiva di una striscia di terra trafficata e affollata dove un tempo vivevano delle persone, che ora non vivono più”.

Netanyahu Is Pushing Israel's Security Cabinet to Pass His Annihilation Order

Questo giorno, ieri, sarà raccontato dai libri di storia, continua Levy, e gli scolari lo impareranno “come imparano altre date in cui si decise il destino di un popolo. I nomi di quanti presero quella decisione saranno ricordati con infamia. Nessuno prenderà più sul serio le chiacchiere sulla distruzione di Hamas o sulla liberazione degli ostaggi. L’ordine di annientamento […] sarà una sentenza di distruzione, ma non per Hamas. Le prime vittime saranno i pochi ostaggi ancora vivi. E subito dopo, il destino di tutte le persone impotenti di Gaza sarà segnato” [tempistica da rivedere ndr].

“[…] L’ordine del giorno dell’esercito sarà: ‘Muoversi, muoversi, finire’ […] finché Gaza non sarà più un luogo in cui sia possibile vivere almeno per un’altra generazione. Ed è così che verrà attuata la pulizia etnica. […] Date le condizioni di vita a Gaza, la decisione di rioccuparla porrebbe i suoi abitanti di fronte alla scelta tra la morte e l’espulsione. Questo è ciò a cui mira il governo, con il sostegno sia di Washington che di una considerevole parte di israeliani”.

“[…] Il coraggioso ufficiale delle IDF che decida di dimettersi per i crimini che sta per compiere l’esercito deve ancora nascere. I media applaudiranno e insabbieranno il prossimo atto di questo spettacolo dell’orrore, come hanno fatto per quelli precedenti”.

“L’unica domanda che rimane senza risposta è cosa farà il mondo. Continuerà a emettere condanne [balbettanti ndr] e a ‘riconoscere’ la Palestina senza muovere un dito per fermare questa campagna di annientamento? Solo il mondo ha il potere di fermarla. Nessuno lo farà in Israele. E Netanyahu? Potrebbe in futuro avere nostalgia per i giorni felici in cui il suo processo si svolgeva nell’aula del giudice Rivka Friedman-Feldman”. Sottinteso, potrebbe attenderlo una Norimberga.

Considerazioni che si intrecciano con quelle di Assaf David, ufficiale d’élite dell’IDF ferito in un attentato di Hamas del 1995, nato in una famiglia ultraortodossa che poi, col tempo e le vicissitudini, è diventato autorevole voce della coesistenza tra palestinesi e israeliani, tanto che oggi è uno dei pochi israeliani che ha contatti con gli abitanti Gaza, i quali gli confidano le loro atroci sofferenze.

Racconta della fame dilagante, David, e commenta: “Temo che si sia raggiunto il punto di non ritorno del quale hanno parlato gli esperti molti mesi fa, oltre il quale non si potrà fare più nulla. Se si raggiunge un certo livello di malnutrizione, anche inondare Gaza di aiuti umanitari non servirà a nulla. Una moltitudine di persone continuerà a subire danni irreversibili e la morte diventerà un fenomeno di massa. Gli aiuti regolari non serviranno più: ciò che serve è l’assistenza medica d’urgenza”. Non sembra in arrivo.

Quanto sta avvenendo, si augura David, potrebbe rappresentare “un momento Isis per la società israeliana. L’ascesa dell’ISIS nel mondo arabo è stato un momento cruciale per la disillusione dell’opinione pubblica araba e musulmana nei confronti dell’estremismo religioso”. Così spera avvenga per Israele, ma allo stesso tempo teme di dover espatriare…

Tralasciamo altre considerazioni interessanti del testo per riportare questa: “Un amico ha scritto qualche tempo fa che ‘un giorno verrà eretto lo Yad Vashem di Gaza’ – un riferimento al memoriale e al museo dell’Olocausto di Gerusalemme. ‘Quando l’ho letto, mi sono detto: voglio far parte della squadra che erigerà lo Yad Vashem di Gaza’”(s’intende lo Yad Vashem palestinese, a scanso di equivoci).

 

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