Pressioni per sabotare i negoziati in Ucraina e il cessate il fuoco a Gaza

I media hanno rivelato lo scontro avvenuto nel chiuso della Casa Bianca tra Trump e Zelensky, nel quale sembra siano volate urla e le mappe che il presidente ucraino si era portato con sé per segnalare gli obiettivi dei Tomahawk che pretendeva dall’interlocutore.
Un incontro al quale ha assistito il Segretario della Guerra Pete Pete Hegseth, il quale indossava una sgargiante cravatta rosso-bianco-blu che ha irritato alcuni media che hanno immaginato fossero i colori della bandiera russa. All’Huffingotn Post, che ha chiesto al Pentagono spiegazioni in merito, la secca replica del portavoce: “Gliel’ha comprata tua madre ed è una cravatta patriottica americana, idiota”.
Dello stesso tenore la risposta della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt a un’altra domanda dell’HP, stavolta sulla sede dell’incontro tra Putin e Trump, perché Budapest è considerata troppo filo-russa. Interpellata su chi avesse scelto tale sede, la Leavitt ha risposto: “Tua madre”.
Scambio di battute che rende l’idea dello scontro al calor bianco che sta suscitando la posizione di Trump sul conflitto ucraino e dell’irritazione dell’amministrazione Usa per l’ostruzionismo che incontra.
Manovre che spesso non affiorano in superficie, ma non per questo sono meno pericolose per la riuscita dell’impresa. Basta osservare il tripudio con cui i media hanno rilanciato la notizia della CNN sul rinvio del vertice tra il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Dmitrj Lavrov, che dovrebbe preludere all’incontro Trump – Putin.
Come se tale fallimento, sempre che la notizia sia vera (Mosca ha smentito), ponga criticità insuperabili al summit tra i due presidenti. Resta che Rubio e Lavrov ieri hanno avuto una conversazione telefonica su come dar seguito a quanto concordato da Putin e Trump la scorsa settimana.
Più palese il sabotaggio da parte dell’Europa: Zelensky ha annunciato che, prima del summit di Budapest, si recherà a Londra per una riunione con la “coalizione dei volenterosi”, che spingono per la prosecuzione del conflitto. Inoltre, tramite intervista, ha dichiarato che Trump non può trattare il conflitto ucraino come Gaza; non può, cioè, imporre un cessate il fuoco.
Già, Gaza; anche qui fervono i lavori per rompere la tregua faticosamente imposta a Netanyahu, che domenica ha tentato di farla saltare attribuendo ad Hamas l’uccisione di due soldati dall’IDF.
Tentativo fallito per l’intervento di Trump, che ha negato la responsabilità di Hamas attribuendola a gruppi ribelli. Secondo il cronista di Dropsite Ryan Grimm, che ha riferito un’indiscrezione, la Casa Bianca e il Pentagono “sapevano che l’incidente era stato causato da un bulldozer di coloni israeliani che aveva investito ordigni inesplosi”.
Ma un conto è saperlo, un conto è dirlo. Rivelatori tanti episodi del passato, come ad esempio l’incidente del Tonchino che ha innescato l’intervento in Vietnam: benché gli Usa sapessero che non c’era stato nessun attacco premeditato contro la nave americana, hanno usato quel pretesto per dar fuoco alle polveri.
Nel caso specifico, Trump ha deciso di smentire Netanyahu, scegliendo però di non rivelare quanto veramente accaduto per evitare una rottura drastica, che avrebbe suscitato reazioni, anche interne.
Del braccio di ferro che si sta consumando tra Trump e Netanyahu, con il primo determinato a far proseguire il cessate il fuoco (nonostante le molte dichiarazioni minacciose contro Hamas), scrive Chaim Lavinson su Haaretz, secondo il quale questo confronto a distanza è fotografato dall’intervista rilasciata alla CBS la scorsa domenica da Steve Witkoff e Jared Kushner, inviati Usa per il Medioriente.
“Il messaggio dell’intervista era chiaro: [Witkoff e Kushner] stanno gestendo la situazione con attenzione e non permetteranno che il cessate il fuoco crolli. Gli incidenti a Gaza che sono seguiti all’intervista lo hanno dimostrato nei fatti. Dopo un attacco a Rafah in cui sono morti due soldati israeliani [l’ordigno inesploso, ndr], il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich ha twittato: ‘Guerra’. Ma Witkoff aveva già dato istruzioni a Netanyahu di dire all’IDF che qualsiasi risposta doveva essere limitata, che gli aiuti umanitari dovevano continuare a fluire e i valichi rimanere aperti”. Incendio domato, dunque, per ora.
Nell’intervista anche un passaggio significativo sia sulla determinazione dei due inviati di Trump a trovare un accordo con Hamas sia sulle insidie che aleggiano nei meandri del potere imperiale.
Infatti, parlando dei negoziati con Hamas che hanno portato al cessate il fuoco, i due hanno rivelato come nei diuturni briefing con la CIA (il cui direttore, John Ratcliffe, è legato a Israele) l’intelligence gli comunicasse che Hamas non voleva l’accordo, mentre i mediatori arabi gli dicevano l’esatto opposto. Hanno dato retta a questi ultimi, con esito positivo.
Oggi sbarca in Israele J. D. Vance, incaricato di tenere a bada Netanyahu. E, di ieri, l’apertura di Trump sul disarmo di Hamas, altro tema sul quale Israele sta facendo leva per rompere: il presidente Usa ha dichiarato che i tempi del disarmo non saranno “rigidi“, eludendo, per ora, un altro pretesto.
Tempi di tensioni in America, alle quali contribuscono alcuni incidenti di percorso. Sabato qualcosa è andato storto nel fuoco di artiglieria che ha accolto il convoglio che scortava Vance a una parata dei Marines e un proiettile è esploso poco sopra di esso, investendo di schegge un’auto della scorta. Il giorno dopo, l’intelligence ha scoperto un cosiddetto “nido del cecchino” con una “visuale diretta” sull’area dell’aeroporto di Palm Beach dove sbarca Trump quando l’Air force one lo porta in Florida.
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