18 Ottobre 2025

Trump: l'incontro con Zelensky e quelli con Putin e Xi

di Davide Malacaria
Trump: l'incontro con Zelensky e quelli con Putin e Xi
Tempo di lettura: 4 minuti

L’incontro con Zelenzky è andato come doveva andare, con il presidente ucraino che si era presentato alla Casa Bianca con mappe dettagliate sui punti deboli dell’industria della difesa russa, cioè gli obiettivi dei Tomahawk che si aspettava di ricevere, ed è tornato a casa con le pive nel sacco. La guerra termonucleare, perché questo stava chiedendo Zelensky a Trump per conto dei suoi sponsor, può attendere.

Zelensky brought Trump maps of Russia's defense industry's "pain points."

D’altronde, bastava osservare come Trump si stava preparando all’incontro per capire che dei bellicosi propositi di Zelensky non gli importava nulla: un video surreale, infatti, immortala il presidente che si rilassa ricevendo alla Casa Bianca il cantante lirico Andrea Bocelli e mette a tutto volume il suo successo “Con te partirò“.

Tutto resta come prima, dunque, in attesa del vertice di Budapest con Putin. Nell’incontro con il presidente ucraino, con il quale ha voluto parlare in via riservata, altra anomalia, Trump ha fatto pressioni perché accetti le richieste avanzate in precedenza, cioè fermare la guerra e accettare che i russi conservino i territori conquistati, come ha scritto successivamente su Truth social.

Trump tells Russia, Ukraine to ‘stop where they are’

Resta da capire perché abbia aperto alla possibilità di inviare i Tomahawk e poi si è tirato indietro. Certo, appartiene al suo modo di fare politica, con minacce roboanti seguite da retromarce dopo aver ottenuto il vantaggio più o meno prefissato; e certo la telefonata di Putin, che lo avvertiva quanto fosse pericolosa l’escalation, danno una spiegazione. Ma, nel caso specifico, non ha ottenuto vantaggi e non serviva certo la telefonata di Putin per sapere cosa avrebbe comportato l’invio dei Tomahawk (è bizzarro, matto se si vuole, ma non fino a questo punto).

Una suggestione suggerisce che il teatrino sui Tomahawk servisse il realtà ad altro, a evitare, cioè, che mentre faceva pressioni su Netanyahu per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza, esercizio alquanto arduo, abbia aperto sull’escalation ucraina per allentare le pressioni esercitate in continuazione dal partito della guerra ucraino, alquanto forte in patria e all’estero.

Al di là delle suggestioni, e nulla importando le dichiarazioni successive al colloquio di Zelensky, una mera comparsa di questo dramma, va invece riferito che, subito dopo l’incontro tra i due, il premier britannico Keith Starmer ha proposto di stilare un piano di pace congiunto Ue – Ucraina che, basandosi sulle posizioni di Trump, vada a configurarsi sul modello di quello approntato per Gaza.

Starmer proposed that Zelensky and the EU develop a peace plan for Ukraine similar to Trump's plan for the Gaza Strip.

Apparentemente un’iniziativa di pace, in realtà serve anzitutto a evitare un negoziato tra Russia, Stati Uniti e Ucraina che, escludendo Nato e Ue, ha il potenziale di costringere Zelensky a cedere alle richieste di Trump. Inoltre, ha l’ulteriore scopo di elaborare un piano di pace che risulti inaccettabile per la Russia, così che la guerra possa proseguire ad libitum.

D’altronde, è conclamato che Londra è protagonista assoluta di questa guerra, che gli sta portando diversi benefici, anzitutto quello di fiaccare la Ue, concorrente diretto nell’agone globale, che il conflitto sta progressivamente impoverendo sia economicamente che a livello geopolitico.

In attesa di sviluppi, va sottolineato che, il giorno successivo alla telefonata con Putin, Trump ha ammorbidito i toni nei confronti della Cina, alla quale ha imposto dazi al 100%, aggiugendo l’annuncio che “tra un paio di settimane” incontrerà Xi Jinping, quando entrambi saranno presenti al vertice Apec in Corea del Sud.

Trump Treasury Sec. Bessent to speak with Chinese trade counterpart on Friday

Così a fine ottobre – il vertice Apec si svolgerà tra il 28 e il 31 – Trump ha messo in agenda sia l’incontro con Putin che quello con Xi Jinping. Più volte abbiamo accennato a come l’idea sottesa alla geopolitica di Trump, propria di parte della comunità della politica estera americana, sia quella di uscire dall’attuale caos globale costruendo un ordine mondiale tripartito con Russia e Cina. La calendarizzazione di questi incontri conferma tale prospettiva.

Particolare in sé minimo, ma di simpatico signficato simbolico, al momento di annunciare la tempistica dei due summit, Trump ha parlato per entrambi di “due settimane”, come se le cose viaggiassero insieme.

Infine, va notato come la prospettiva di un accordo tripartito apparentemente contrasti con il multilateralismo sul quale stanno puntando e lavorando Pechino e Mosca, ma anche no. Sono tante le declinazioni possibili di un ordine globale tripartito, come tante sono quelle insite nella prospettiva multipolare, da cui la possibilità di convergenze.

I compromessi sono propri sia della politica che della geopolitica e sono questi a stemperare le conflittualità. E sia Putin che Xi che Trump hanno dato prova, nel tempo, di saper accedere a compromessi, laddove non siano minacciati gli interessi vitali dei propri Paesi.

 

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