16 Agosto 2016

Siria: quando Iran e Turchia si incontrano

Siria: quando Iran e Turchia si incontrano
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«Su alcuni temi c‘è un’intesa, soprattutto sull’integrità territoriale della Siria e dei suoi confini. Su altre questioni ci sono delle divergenze. Dobbiamo combattere insieme contro le organizzazioni terroristiche. Per una pace permanente e una soluzione del conflitto in Siria la nostra cooperazione sarà intensificata». Così il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, che si è tenuta il 12 agosto al termine di una visita del ministro turco a Teheran.

 

Da parte sua Zarif si è detto rallegrato per il riavvicinamento tra Russia e Turchia e ha speso parole di speranza per una possibile soluzione della crisi siriana, spiegando che i nemici da sconfiggere sono l’Isis e al Nusra. Dell’incontro ha dato notizia euronews il 12 agosto.

 

Nota a margine. La portata della visita, avvenuta dopo il fallito golpe in Turchia e a seguito dell’incontro tra Erdogan e Putin a San Pietroburgo, è grande, considerando che i due Paesi si trovano su fronti opposti nell’ambito del conflitto siriano. Così le dichiarazioni riportate meritano un cenno esplicativo.

 

La dichiarazione del ministro degli Esteri turco riguardo l’integrità territoriale siriana va letta nel contesto della paura di Ankara che ai suoi confini nasca uno Stato curdo, possibilità paventata come fonte di destabilizzazione per la stessa Turchia, nei cui confini vive una forte minoranza curda.

 

La richiesta di una salvaguardia degli attuali confini siriani concorda con i desiderata di Damasco, ma non con quella dei neoconservatori Usa, i quali da tempo sognano un frazionamento del Paese in tre aree: quella curda, quella alawita e quella sunnita, alla quale sarebbe ascritta la gran parte del territorio (ne abbiamo trattato in altra nota). 

 

Il problema è che ai curdi, che stanno sostenendo il contrasto all’Isis, dovrà pur essere concesso qualcosa nel quadro di una soluzione della crisi siriana. Considerando anche che sia Washington sia Mosca da tempo hanno stabilito rapporti con le milizie armate curde e con i suoi dirigenti.

 

Problema complesso da districare, reso ancora più ingarbugliato dal frazionamento interno dei curdi: tante le anime di questo popolo, causa di animati conflitti interni nonostante la comune aspirazione nazionale. Divisioni che potrebbero essere sfruttate, come già accade, per alimentare il caos siriano.

 

Val la pena anche notare l’altra difficoltà della questione, che emerge nella dichiarazione del ministro degli esteri iraniano, allorché ha sottolineato la necessità di contrastare al Nusra.

 

Tale movimento armato, che recentemente si è distaccato da al Qaeda per rendersi più presentabile (operazione di mera facciata), rappresenta la longa manus della Turchia in territorio siriano. 

 

La dichiarazione del ministro degli Esteri iraniano appare quindi tranchante: Teheran, e quindi i suoi alleati, sono disposti a trattare il futuro della Siria con Ankara, ma non con i suoi sanguinari manutengoli, che in un eventuale accordo globale dovranno essere abbandonati al loro destino.

 

Come si vede le divergenze sono tante, ma l’incontro tra i due “nemici assoluti” era impensabile solo un mese fa. Passo virtuoso quindi, verso una possibile, agognata, difficile, pacificazione della Siria.

 

Val la pena, infine, notare come la stampa italiana, che negli ultimi giorni ha dedicato fiumi di inchiostro alla tragica situazione di Aleppo, addossando la colpa di tale tragedia a Damasco ed esaltando la resistenza dei cosiddetti “ribelli” (ovvero feroci tagliagole), non abbia nemmeno accennato a tale incontro, che pure rappresenta ad oggi lo spiraglio più importante che si è aperto per una soluzione della guerra: o è segno di dilettantismo oppure di un tragico strabismo, che impedisce di vedere possibilità (per quanto vaghe) di pacificazione altre da quelle ideate in ambito occidentale.

 

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