13 Novembre 2018

Il sovranismo della Merkel e il Gendarme globale

Il sovranismo della Merkel e il Gendarme globale
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Alla celebrazione per la fine della Prima guerra mondiale di Parigi è risuonato l’allarme di Angela Merkel: i nazionalismi sono un pericolo oggi come al tempo della Grande Guerra.

La Merkel allarma

Un allarme indirizzato a quella che individua come nuova versione di tale patologia politica, il cosiddetto sovranismo, che vede in Trump il suo alfiere internazionale. Sfida risuonata proprio nel giorno in cui era previsto un incontro tra Trump e Putin, che avrebbe dovuto rilanciare la prospettiva sovranista nel mondo. Un’analisi, quella della Merkel e dei suoi entusiasti recensori, che ha il vizio, come succede spesso quando si brandisce la storia, di reinterpretarla con certa leggerezza. I nazionalismi allora portarono calamità. Ma essi erano tutt’uno con l’imperialismo economico e finanziario. Puntuale l’analisi di Pio XI nella Quadragesimo Anno: “Da una stessa fonte sgorgò una doppia corrente: da una parte, il nazionalismo o anche l’imperialismo economico; dall’altra non meno funesto ed esecrabile, l’internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene”.

La Ue e il sovranismo germanico

Il cosiddetto sovranismo odierno ha invece nell’Internazionale della Finanza l’antagonista irriducibile. Quell’imperialismo della Finanza globale che ha incenerito Stati e popoli e che ha innescato la “guerra infinita”, come da definizione di George W. Bush, che dura tempo e gronda sangue. Così se il cosiddetto sovranismo rischia di produrre nuove conflittualità, che è bene non sottovalutare, l’alternativa, ad oggi, non è un rischio, ma solida quanto tragica certezza. E se la denuncia della Merkel potesse pure avere un qualche fondamento, sarebbe stata certo più credibile se analogo allarme fosse stato elevato in occasione della guerra irachena, libica o siriana, per fare solo alcuni esempi. Non si tratta di rilevare un deficit di credibilità o una ipocrisia, presenti ma accidentali, quanto di evidenziare che le parole della Cancelliera manifestano soltanto una scelta di campo. Di un campo che peraltro ha fruttato alla “sua” Germania quel ruolo di grande potenza che non aveva in precedenza. Così se la grande accusa mossa ai cosiddetti sovranismi è quella di privilegiare gli interessi degli Stati nazione a quelli comuni, sembra descrivere perfettamente quanto avvenuto per la Germania rispetto all’Unione europea, i cui Stati membri sono diventati ancillari alla proiezione globale di Berlino.

Il sovranismo globalizzante

Non solo la Germania: la globalizzazione è andata di pari passo all’evoluzione degli Stati Uniti in Gendarme globale. Non un accidente della storia, ma sviluppo inevitabile, dal momento che la globalizzazione necessita della Forza per imporsi, durare e crearsi nuove opportunità. Da qui il sovranismo della superpotenza globale; un sovranismo sfrenato ed elevato all’ennesima potenza, i cui disastri sono sotto gli occhi di tutti. L’America First di Trump invece depone l’armamentario del passato: gli interessi degli Stati Uniti non coincidono con l’imposizione di un modello e una Finanza nel mondo. Peraltro la declinazione isolazionista lascia ulteriore spazio di manovra ad altre potenze, come la Russia, la Cina e, se non fosse consegnata al Credo globalizzante, l’Unione europea.

Il fantasma dell’esercito europeo

Sotto quest’ultimo profilo va segnalato, come nota a margine, che Putin ha significativamente accolto con favore la proposta di Macron, già di Chirac, di creare un esercito europeo, perché va nella direzione di quel multipolarismo che il cosiddetto sovranismo sta proponendo al mondo. E se certo è inaccettabile la pretesa di una guida francese a tale apparato, da derubricare a velleitaria boutade, sarebbe bene non lasciar cadere la proposta. Aiuterebbe a creare un mondo più equilibrato, lasciando fuori dalla porta vecchie e nuove pretese Usa o tedesche sul Vecchio Continente.

Ps. Di ieri le dimissioni di Horst Seehofer dalla Csu, che seguono quelle della Merkel dalla Cdu. La Germania si riposiziona, altro segnale di un mondo che cambia.

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