22 Marzo 2016

Trump e l'Iran

Trump e l'Iran
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Incontro all’Aipac (American Israel Public Affairs Committee) ieri per il candidato alla Casa Bianca Donald Trump. Ai membri della più importante associazione ebraica americana, il Tycoon ha dichiarato: «La mia priorità numero uno è smantellare il disastroso accordo con l’Iran. Faccio business da molto tempo. Conosco come si fanno gli accordi e, lasciatemelo dire, questo accordo è disastroso – per l’America, per Israele e per tutto il Medio Oriente».

 

«Ho studiato l’accordo forse più di chiunque altro. La preoccupazione più grossa non è necessariamente che l’Iran lo violi, lo ha già fatto, il problema è che possono rispettare l’accordo e comunque ottenere la bomba, semplicemente lasciando correre le lancette dell’orologio».

 

Quindi, di fronte all’assise si è impegnato su tre punti, nel caso dovesse essere eletto presidente: «Primo, resisteremo alla spinta aggressiva dell’Iran verso la destabilizzazione e il predominio della regione. L’Iran è un grosso problema e continua ad esserlo […] L’Iran è un problema in Iraq, in Siria, in Libano, in Yemen, e un grosso problema per l’Arabia Saudita. Ogni giorno, letteralmente, l’Iran fornisce nuove e migliori armi ai suoi Stati fantoccio […] Secondo, dobbiamo smantellare la rete terroristica globale dell’Iran  […] Terzo, come minimo, dobbiamo tenere sotto controllo l’Iran rivedendo i termini dell’accordo».

 

Nota a margine. E così anche Trump ha delineato la sua linea rispetto all’accordo sul nucleare iraniano e sull’Iran in generale. Così, ad oggi, l’unica candidata alla Casa Bianca che a parole difende l’accordo faticosamente negoziato da Obama resta la Clinton. Anche se su tale difesa pesano tutte le riserve del caso, data l’ambiguità del personaggio e il suo rapporto con i neocon Usa, che hanno messo da tempo Teheran nel mirino (al rapporto Clinton-neocon abbiamo dedicato una nota).

 

E sta forse in questo rapporto sottotraccia il motivo di questa presa di posizione di Trump (e delle pressioni crescenti che subisce la sua controversa candidatura). Infatti, grande è l’influenza dei neocon all’interno del partito repubblicano. Il tycoon tenta così di accreditarsi presso tale ambito per guadagnarsi un appoggio che, a questo punto, potrebbe diventare decisivo per la Casa Bianca. 

Per Teheran, e non solo per essa, s’intravedono i bagliori di una tempesta perfetta.

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