5 Giugno 2023

Ucraina: la controffensiva nasce da un'aberrazione propagandistica

Ucraina: la controffensiva nasce da un'aberrazione propagandistica
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Continuano gli attacchi in territorio russo da parte di incursori ucraini, o più o meno asseriti russi, con attacchi concentrati nella regione di Belgorod. Azioni di propaganda e disturbo, nulla più, ma che fanno morti in Russia, pochi, e tra le brigate attaccanti, tanti. A questi attacchi da ieri si sono aggiunte le prime avvisaglie della famosa controffensiva ucraina, con alcune incursioni su diverse direttrici del fronte, mirate a confondere le acque, sondare il terreno e tentare qualche conquista simbolica, non riuscita.

Zelensky sulla controffensiva al Wall Street Journal

Zelensky, che il 3 giugno ha dichiarato al Wall Street Journal di essere pronto a lanciare i suoi uomini all’attacco, ha voluto essere conseguente. Così l’annunciata controffensiva massiva, che doveva aver luogo a primavera e ha subito rimandi continui, sarà lanciata nei prossimi giorni, anche se la tempistica è ancora ignota.

Ci saranno “molti morti” tra gli attaccanti, ha preannunciato Zelensky al WSJ, mettendo le mani avanti per il massacro che è stato costretto a ordinare, in obbedienza alla pressione dei falchi americani e contro le resistenze di parte, forse gran parte, dei suoi generali.

D’altronde, i falchi iper-atlantisti devono pur ostentare all’opinione pubblica un qualche successo che giustifichi le roboanti dichiarazioni di vittoria di questi mesi e dimostri al mondo che le armi inviate a Kiev hanno avuto una qualche efficacia.

Si preannuncia una vera e propria mattanza, della quale sarà ignota la vera entità. Il numero delle vittime ucraine, infatti, sarà accuratamente occultato, come peraltro lo è stato finora, perché l’ecatombe prossima ventura non macchi l’immagine del leader di Kiev e degli strateghi d’oltreoceano che hanno ordinato un assalto tanto sconsiderato.

Sconsiderato perché si sa che per avere possibilità di successo l’attaccante deve avere almeno il triplo delle forze del difensore, sia in termini di soldati che di armamenti. E così non è, come sanno tutti.

Una mattanza che otterrà qualche successo, simbolico o strategico che sia, che però resterà precario, dal momento che è più che probabile che, esaurita la spinta, possa aver luogo una reazione russa.

L’aspetto che rende ancora più tragica questa inutile strage è che essa non discende da una strategia militare, ma da un circolo vizioso creato dalla propaganda.

Dopo l’invasione russa, infatti, la propaganda d’Occidente ha iniziato a enfatizzare in maniera iperbolica la resilienza e l’eroicità dei soldati ucraini e ad affermare la loro superiorità sul nemico, il cui esercito sarebbe stato sempre più spuntato.

Così, quando tale propaganda ha mostrato la corda, quando cioè l’iniziativa è passata ai russi, per coprire l’insuccesso si è passato a una narrativa diversa, enfatizzando i gloriosi e sicuri successi della cosiddetta controffensiva di primavera, così da giustificare il continuo invio di armi – a maggior lucro dei produttori delle medesime – necessarie alla tenuta del fronte e al successivo contrattacco. Ma anche a chiudere le porte a possibili iniziative diplomatiche.

Così, dopo tanta enfasi, la controffensiva s’ha da fare, costi quel che costi (tanto a morire saranno gli ucraini e qualche mercenario straniero).

Non una strategia militare appunto, ma un’aberrazione propagandistica, tale la causa dell’ecatombe prossima ventura.

 

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