8 Settembre 2025

Ucraina - Palestina: il rilancio delle due guerre infinite

di Davide Malacaria
“Ucraina - Palestina: il rilancio delle due guerre infinite”
Tempo di lettura: 5 minuti

Drammatizzazione parallela tra ieri e stamattina: nel conflitto ucraino si è registrato l’asserito attacco al palazzo governativo e, in quello mediorientale, l’attentato alla fermata di un bus di Gerusalemme, costato la vita a sei israeliani. La guerra infinita si rilancia su entrambi i fronti.

Sull’asserito attacco a Kiev c’è poco da dire, dal momento che è stato smentito dal sindaco della città Vitali Klitschko che, ignorando che il governo voleva usare dell’accaduto, ha comunicato quanto realmente successo in un post rilanciato da Ukrinform: “Nel distretto di Pechersk è scoppiato un incendio in un edificio governativo a seguito del probabile abbattimento di un drone”.

У Києві після атаки безпілотників горить будівля Кабміну

Il vettore, dunque, non mirava all’edificio governativo, anche perché se veramente fosse stato indirizzato contro di esso avrebbe fatto ben altri danni, mentre questi appaiono più causati da un incendio.

Spiegazione, peraltro, data successivamente da Defense Express, secondo cui l’edificio sarebbe stato colpito da un missile da crociera 9M727 Iskander, che però “non è esploso”, ma i cui serbatoi avrebbero innescato le fiamme (né poteva scrivere che era esploso perché intercettato e che a colpire l’edificio è stato quel che ne rimaneva).

An Iskander missile flew into the Cabinet of Ministers building. The fire was caused by fuel from its tanks - media

Né c’è una ragione logica per cui i russi avrebbero dovuto prendere di mira quell’edificio, dal momento che non l’hanno mai fatto prima e un attacco del genere avrebbe avuto come unico esito quello di complicare il già complesso processo diplomatico, come in effetti è accaduto dopo la fanfara mainetream e i video drammatizzanti dei locali colpiti.

Sotto la pressione dei fautori della guerra infinita, Trump ha subito dichiarato che probabilmente emenerà sanzioni contro la Russia, iniziativa già allo studio della Ue con il 19º pacchetto di sanzioni (non una verso Israele…). Da vedere se rimarrà in piedi l’ipotesi di un colloquio con Putin, annunciato in precedenza da Trump, che la drammatizzazione in atto tende a eliminare dal tavolo.

Peraltro, la drammatizzazione attuale ricorda da presso, e a quella si raccorda, quella recentissima del Commissario della Ue Ursula von der Leyen, che alcuni giorni fa aveva accusato Mosca di aver attentato alla sua vita disturbando il GPS del suo velivolo in fase di atterraggio presso un aeroporto bulgaro.

Alle smentite plurime di questa puerile accusa è seguita quella ufficiale delle autorità bulgare, secondo le quali non c’è stato alcun sabotaggio, ma solo un lieve disturbo al GPS ” come avviene solitamente nelle aree densamente popolate” (Politico).

Bulgaria flip-flops on von der Leyen plane’s GPS glitch

Bruxelles, dopo tale incendiaria performance, avrebbe dovuto mettere immediatamente alla porta la stolida Commissaria, ma la Politica è da tempo svaporata da tale sede, così che la teutonica dinamitarda continua imperterrita a occupare indebitamente il suo posto.

Fallita la drammatizzazione della von der Leyen, ecco che arriva quella di Kiev che, oltre a raggiungere lo scopo di complicare il processo diplomatico, ha anche l’esito di far dimenticare l’incendiaria gaffe della teutonica Commissaria europea (infatti, la smentita della provocazione pregressa è sparita dallo spazio mediatico).

Così veniamo all’attentato di Gerusalemme, davvero insolito anche per gli standard al quale siamo abituati. Infatti, dal 7 ottobre ad oggi, nonostante Israele sia stato funestato da diversi attentati, non aveva ancora subito una strage di tale proporzione.

L’attentato probabilmente conseguirà l’esito di seppellire l’ultimo tentativo di mediazione made in Usa e proprio quando la dirigenza di Hamas aveva manifestato di essere aperta alla richiesta di liberare subito tutti gli ostaggi, opzione negata nelle precedenti trattative. E quello di svuotare le piazze israeliane, rigurgitanti di cittadini che chiedevano la fine delle ostilità.

Per inciso, Netanyahu ha usato l’eccidio per rimandare per l’ennesima volta una sessione nel processo che lo vede imputato, ma ciò appartiene alla cronaca giudiziaria.

Quel che resta è che i due attentatori palestinesi – uccisi dopo la strage – pure scaltri ad approfittare di un evidente deficit della sicurezza israeliana, non lo sono stati altrettanto nel leggere il quadro degli avvenimenti, tanto da aver fatto danni forse irreparabili alla causa palestinese favorendo la determinazione del governo israeliano a proseguire nel genocidio e ad allargarlo alla Cisgiordania, come da dichiarazioni vendicative del governo israeliano.

Determinazione che, al consueto, diuturno mattatoio, ha aggiunto una variabile: i cosiddetti robot suicidi, che stanno imperversando nei quartieri di Gaza City. Riprendiamo da Middle east eye (MEE): “Invece di schierare truppe sul terreno, l’esercito israeliano sta inviando veicoli per il trasporto truppe (APC) dismessi in aree residenziali densamente popolate. Questi APC, carichi di tonnellate di esplosivo, vengono pilotati a distanza attraverso i quartieri e poi fatti esplodere, causando devastazioni su vasta scala”.

“In alcuni casi, i veicoli sganciano barili esplosivi lungo le strade e li fanno esplodere simultaneamente, massimizzando la distruzione di interi isolati”. Le esplosioni iniziano di solito quando la gente cerca di prendere sonno, ha detto un abitante di Gaza a MEE identificato solo come Shaban, il quale ha aggiunto che “ogni notte si sentono riecheggiare dalle otto alle dieci esplosioni”.

Le esplosioni “sono estremamente potenti. Riducono in macerie interi edifici”, ha aggiunto Sheban. “Sebbene abbia attraversato diverse guerre israeliane a Gaza e assistito in prima persona alla distruzione causata dai caccia F-16, questa volta si tratta di un livello diverso”, ha detto Shaban a MEE, più devastante. Infatti, ha riferito che “niente è paragonabile a questi robot. Sono molto più devastanti degli attacchi aerei”. Secondo il media israliano Walla “le esplosioni si possono sentire a più di 100 km di distanza dalla Striscia di Gaza, il che dimostra la loro intensità”.

“L’organizzazione no-profit Euro-Mediterranean Human Rights Monitor ha segnalato che ogni giorno a causa di queste esplosioni vengono distrutti circa 300 edifici”, annota, infine, MEE.

Se abbiamo sottolineato la contamporaneità delle due drammatizzazioni – una fittizia e l’altra, putroppo, estremamente reale – è anche perché le due guerre si rimandano l’un l’altra. Infatti, è alquanto ovvio che se venisse chiusa la guerra ucraina sarebbe più facile trovare una quadra anche al mattatoio mediorientale, dal momento che rimarrebbe l’unico focus dell’attenzione internazionale. E inevitabilmente aumenterebbero le pressioni per porre fine al genocidio dei palestinesi.

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