24 Gennaio 2019

Venezuela: Guaidò vs Maduro. Inizia il regime-change

Venezuela: Guaidò vs Maduro. Inizia il regime-change
Tempo di lettura: 3 minuti

Il presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela, Juan Guaidò si auto proclama presidente, dichiarando illegittimo Nicolas Maduro. Donald Trump lo riconosce subito, seguito da Argentina, Brasile e altri.

Tutto secondo copione, come anche l’informazione sulla vicenda, che segue gli schemi usuali di altri regime-change: la descrizione del governo come un regime criminale, la denuncia della povertà diffusa, le masse che scendono in strada per la libertà, la repressione poliziesca. Un copia-incolla di roba passata, con le varianti del caso; già visto per Libia, Ucraina etc.

I riferimenti a questi due Stati non sono casuali. Le promesse di libertà di allora hanno portato uno Stato fallito in preda a un feroce caos, quello libico. E a uno Stato fallito preda di pulsioni nazifasciste, quello ucraino (ancora non collassato solo per i massicci aiuti occidentali).

Considerazioni che vanno tenute a mente quando si guarda quanto accade in Venezuela. Dove non si è aperta la porta alla speranza, ma all’abisso.

Venezuela:  Guaidò vs Maduro. Inizia il regime-change

Manifestazione anti-Maduro

Chavisti e gringos

Gli chavisti non daranno facilmente le chiavi di casa al nuovo padrone, che non è certo il giovane ingegnere che si è eletto presidente, quanto i gringos, come li chiamano da quelle parti.

“Non saremo mai più il giardino di casa degli Stati Uniti», ha scritto su Twitter il presidente della Bolivia Evo Morales (sul “giardino” vedi anche Piccolenote).

Sempre Morales, in altro tweet ha ricordato il petrolio venezuelano, ricchezza che ha portato sfortuna a Iraq e Libia.

A sorpresa, si è schierato con Maduro anche il presidente messicano López Obrador, con disappunto di Washington.

Nelle prossime ore “il Dipartimento di Stato si muoverà per convincere López Obrador a isolare completamente Maduro”, conclude un articolo del Corriere della Sera, nel quale si dà conto che “Difesa, Cia e gli altri servizi segreti stanno mettendo a punto ‘piani’ non ben specificati da presentare al più presto a Trump”.

L’altro imprevisto riguarda le Forze armate. Stati Uniti e Guaidò pensavano di averle dalla loro. La loro presa di posizione opposta cambia le cose. E dato che gli Stati Uniti non si rassegneranno a riporre le pistole nella fondina, il rischio di un bagno di sangue cresce.

Ad appoggiare Maduro, ovviamente Russia e Cina. Ma anche, sorpresina, la Turchia. Probabile abbia giocato in tal senso il fatto che ieri Erdogan era da Putin a parlare di Siria.

Il copione prevede un crescendo di manifestazioni con provocazioni atte a innescare la repressione della polizia per criminalizzare sempre più Maduro, che diventerà il “macellaio” (vedi Gheddafi e Assad). Poi però…

Venezuela:  Guaidò vs Maduro. Inizia il regime-change

Preparazione agli scontri

Guaidò e le opzioni Usa

Trump ha detto che “tutte le opzioni sono sul tavolo“. Ma mandare truppe in sostegno all’opposizione lo invischierebbe in una guerra vera. Opzione a rischio anche per lui.

Ieri il caudillo ha rotto le relazioni diplomatiche con Washington, espellendo dal Paese i funzionari dell’ambasciata, i quali hanno detto che non smobiliteranno.

Attrito destinato a crescere, purtroppo. In attesa, va registrata con certa ironia la palinodia di Guaidò, dipinto come il giovane politico per caso, diventato catalizzatore di una rivoluzione democratica, grazie alla coraggiosa intuizione di auto-proclamarsi presidente.

Peccato che la mossa sia nata in combinato disposto con l’Oas (Organizzazione degli Stati Americani) in nome e per conto dei gringos.

Così El Pais dell’11 gennaio: “Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani, OAS, giovedì ha salutato Juan Guaidó, che presiede l’Assemblea nazionale del Venezuela, come ‘presidente ad interim’ del Paese, sebbene il leader dell’opposizione non sia stato ancora dichiarato alla guida della presidenza”.

Oggi il Papa arriva a Panama. Il Vaticano, grazie anche al Segretario di Stato Pietro Parolin, ex nunzio in Venezuela, ha ricercato finora la riconciliazione, attutendo conflittualità (funzionali al regime-change). La tempistica della drammatizzazione venezuelana non appare casuale.

 

Ps. Rimando, piccolo esempio di come vanno le cose, a un articolo del New York Times del settembre 2018 sui contatti segreti tra Washington e opposizione venezuelana per dar vita a un golpe.

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