20 Marzo 2019

Xi Jinping in Italia e le preoccupazioni Usa

Xi Jinping in Italia e le preoccupazioni Usa
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La visita di Xi Jinping nel Belpaese, al centro dell’attenzione internazionale. Dagli Stati Uniti sono arrivati inviti più che pressanti a Roma per non fare accordi: in nome della sicurezza e dell’indipendenza dell’Italia, che legandosi alla Cina ne diverrebbe facile preda.

I moniti di Washington

Attraverso il nuovo asse, temono gli americani, l’Italia potrebbe uscire dall’orbita atlantica e diventare un “cavallo di Troia” di Pechino per espugnare l’Europa.

Una critica unanime, arrivata sia dai neoconservatori, attraverso Garrett Marquis, portavoce del consigliere della sicurezza nazionale John Bolton, sia dall’ideologo di Trump, Stephen Bannon, alfiere della destra americana che vuol porre fine all’egemonia neocon sui repubblicani.

Steve-Bannon

Steve Bannon

La mossa italiana ha dunque unito quel che l’America divide. E l’unità dà alle pressioni Usa una forza potenzialmente dirompente.

Il governo di Roma si è affrettato a rendere meno stringente l’accordo, cercando di rassicurare gli alleati d’oltreoceano.

Ma è impresa ardua. La partnership Italia – Cina rischia di consegnare al Dragone know how più che prezioso per il suo sviluppo.

Ma ciò che fa ancora più paura gli Usa è lo sviluppo degli accordi, ovvero la trasformazione della nostra penisola in ponte tra Cina e Nord Europa.

Trieste e il Mediterraneo

Focus del conflitto, infatti, è “la costruzione dei porti del Nord“, cui fa riferimento Xi Jinping in un articolo sui fecondi e storici rapporti sino-italiani pubblicato oggi sul Corriere della Sera.

Si tratta dei porti di Genova e Trieste, i più importanti d’Italia, da cui l’obbligata scelta cinese.

Ma è a Trieste che il New York Times ha dedicato un articolo tanto antipatico (dal punto di vista italiano, ovvio) quanto significativo.

porto-trieste

Il porto di Trieste agli inizi del XX sec.

Perché Trieste è così importante da meritare la prima pagina del NYT? Perché l’affiliazione della città – già asburgica – alle Via della Seta collegherebbe in maniera lineare la Germania alla Cina. Con sviluppi dirompenti dal punto di vista geopolitico.

La Germania, la cui esuberanza economica preoccupa Washington, sta legandosi a Mosca tramite il North Stream 2, gasdotto inviso agli Usa che porterà l’energia russa a Berlino saltando l’Europa dell’Est.

Il collegamento di Trieste con la Via della Seta collegherebbe così Berlino con le due potenze antagoniste degli Usa.

Comprensibile, dunque, la preoccupazione americana. Cosa che dovrebbe preoccupare anche gli italiani, stante che certe preoccupazioni d’oltreoceano portano sfortuna.

Resta che, ovviamente, l’Italia ha tutto da guadagnare dall’accordo con Pechino. Non solo in via diretta, ovvero per gli scambi commerciali che può attivare, ancor più importanti in questo momento di crisi.

Ma perché l’iniziativa cinese rivitalizza il Mediterraneo. E un Mediterraneo vitale è manna per la penisola che, per storia e geografia, ne è crocevia.

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