20 Novembre 2017

A passo d'uomo

di Massimo Quattrucci
A passo d'uomo
Tempo di lettura: 3 minuti

Scegliere una tra le tantissime canzoni di Francesco De Gregori è per me impresa assai difficile, così come spesso è molto difficile, seppur affascinante, interpretare i meravigliosi testi.

Dal 1973, anno del suo primo album solista, Alice non lo sa, ad oggi, Francesco ci ha regalato oltre duecento canzoni, racchiuse in ventuno album registrati in studio e sedici dal vivo, nei quali reinterpreta i suoi brani spesso in maniera molto diversa da come eravamo abituati ad ascoltare, e a cantare.

Ma questa Passo d’uomo è davvero tra le cose più belle e sincere che ha scritto e interpretato. Nel 2016 durante la presentazione un po’ soporifera di un suo libro presso la Feltrinelli di via Appia, Francesco parlando a richiesta del suo rapporto con la religione si è come risvegliato, si è alzato in piedi e ha afferrato il microfono.

Col suo cappello nero da cow boy ha spiegato con una certa veemenza che il cristianesimo non è per lui un interesse culturale ma un fatto umano accaduto e ha invitato tutti ad ascoltare proprio Passo d’uomo.

Questo meraviglioso brano infatti è talmente bello, sincero, personale che forse per la prima volta ascoltando il grande cantante romano non c’è bisogno di impervie e poetiche interpretazioni per coglierne il senso (“non c’è niente da nascondere, niente da svelare, niente da tenere stretto, non c’è niente da lasciare”). La canzone parla da sola.

De Gregori si racconta, parla con la mano sul cuore e apre una finestra sulla sua vita. Sui suoi passi da uomo pieni di buona volontà, sul suo chiedere aiuto ad un altro (“Qualcuno sta aspettando all’uscita della chiesa, benedici il suo cappello vuoto, la sua lunga attesa. È una vita che si affanna e cerca e ruba, illumina il suo tempo, insegnagli la strada”).

E nonostante nel titolo di un suo precedente album egli si proclami artista (anche se solo per brevità!), qui si riconosce povero, incapace di dare importanza e senso al proprio lavoro e gusto al suo cibo (“sono solo un operaio lungo la massicciata, il mio pane sa di polvere, la mia acqua è salata e lavoro per la ruggine e respiro il carbone, costruisco per niente e non ne vedo la fine”).

Riguardo al suono delle sue canzoni, De Gregori negli ultimi anni ha più volte detto che la sua è la più grande rock ‘n roll band italiana. Difficile dargli torto. I suoi dischi hanno un suono assolutamente perfetto e bello, interessante anche per chi come me ascolta abitualmente la musica proveniente dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna.

E forse la bravura della sua band si coglie anche di più durante gli spettacoli dal vivo dove i musicisti hanno spazio per mostrarci un po’ di più il loro amore per la musica, dotati di grande gusto e passione, capaci di passare dal rock al country, dal jazz al suono americano, sempre con risultati davvero meravigliosi.

Di seguito il testo di “A passo d’uomo” e il rimando ad alcune canzoni che potrebbero mettere la pulce nell’orecchio a chi le ascolta…

Povero cuore/ con la mano sul cuore, giuro, / che mai non ti vedrò / accompagnare il male/ e voltare la testa/ e piegare la schiena/ abbassare la testa/ e abbandonare la scena./ 

Povero cuore/ come un povero scemo/ apro la finestra/ e sono qui che fumo/ e vivo la mia vita a passo d’uomo/ altro passo non conosco/ soltanto questo passo d’uomo./ 

Qualcuno sta aspettando/ all’uscita della chiesa/ benedici il suo cappello vuoto/ la sua lunga attesa/ è una vita che si affanna/ e cerca e ruba/ illumina il suo tempo/ insegnagli la strada./ 

Sono solo un operaio/ lungo la massicciata/ il mio pane sa di polvere/ la mia acqua è salata/ e lavoro per la ruggine/ e respiro il carbone/ costruisco per niente/ e non ne vedo la fine./

Sono qui che guardo fuori/ senza troppo pensare/ vedo cadere la cenere/ vedo il fumo che sale/ e non c’è niente da nascondere/ niente da svelare/ niente da tenere stretto/ non c’è niente da lasciare./ 

Povero cuore/ come uno straniero giro/ la mia terra abbandonata/ abbandonato e solo/ e vado per la vita/ a passo d’uomo/ altra misura non conosco/ altra parola non sono.

 

Niente di che questo link, ma di meglio non ho trovato…

A passo d’uomoSempre e per sempre – Ti leggo nel pensiero – L’angelo di Lyon

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