Con la maglietta rossa l’unica vittoria italiana in Coppa Davis
Spesso lo sport incrocia i fatti politici, in alcuni casi in maniera determinante, che il tempo non cancella. L’Italia ha vinto una sola volta la Coppa Davis, nel periodo in cui tale trofeo aveva lo stesso valore dei grandi tornei tennistici del Grande Slam. Nel 1976, dopo un cammino che la vide trionfare anche su Australia e Gran Bretagna, l’Italia si ritrova in finale con il Cile, contro il quale l’URSS si è rifiutato di giocare.
Il rifiuto del colosso sovietico nasce dall’instaurazione della dittatura nel Paese sudamericano. L’11 settembre (data infausta con coazione a ripetersi) del 1973 il generale Pinochet, capo dell’esercito cileno da pochi giorni, con un colpo di stato, che porterà al “suicidio” il presidente Salvator Allende, prende il potere. Dopo il sogno socialista di Allende, inizia in Cile un cupo periodo di orrori e torture, di violenza fisica perpetrata stabilmente anche come ordinario strumento di controllo politico.
Quando l’Italia arriva in finale, il mondo intero conosce l’oscurità della dittatura di Pinochet, appoggiata anche dagli Stati Uniti timorosi di una crescita di socialisti e comunisti nei paesi sudamericani. Nel nostro Paese si organizzano manifestazioni per boicottare la finale, inveendo anche contro i tennisti ed Adriano Panatta in particolare, con slogan quali “non si giocano voleè con il boia Pinochet”, oppure “Panatta milionario, Pinochet sanguinario”.. Quest’ultimo racconterà: “ il clima era tesissimo. Anche personaggi di spicco erano contrari alla trasferta in Cile. Nicola (Pietrangeli N.d.r.) si batté duramente per strappare il consenso dal Coni. Eravamo una squadra molto solida ed avevamo fatto benissimo fino al quel momento. Volevamo la coppa in Italia”. Il Coni era l’organo competente a decidere; nell’attesa, il governo presieduto dall’onorevole Andreotti, nel rispetto delle competenze, non prende alcuna posizione. Il Coni invita Paolo Galgani, da poco presidente della Federazione tennistica italiana ad esprimere un parere in merito, che, giocoforza, sarebbe risultato determinante.
A sciogliere il nodo interviene Enrico Berlinguer, il quale consulta Luis Corvalàn, capo del partito comunista cileno. Questi ritiene che l’Italia debba partecipare, per evitare che il boicottaggio e la conseguente vittoria del Cile aumentassero il consenso interno per Pinochet che cresceva in maniera costante.
Lo sport, in molti casi, è stato strumento utilissimo per le dittature, anche se, in alcuni felici casi, si è rivelato un boomerang.
L’intervento di Enrico Berlinguer, con il pragmatismo tutto italiano dell’eurocomunismo, lontano anni luce dall’oltranzismo sovietico, è decisivo e l’Italia va a disputare la sua finale. Panatta racconta così: “ Fu Ignazio Pirastu, al tempo responsabile della Commissione Sport del PCI, a farci arrivare l’inattesa notizia: per Berlinguer dovevamo andare in Cile. E voleva che lo sapessimo. Per il segretario del PCI non sarebbe stato giusto che la Coppa finisse nelle mani del Cile del regime-Pinochet piuttosto che nelle nostre. Da lì in poi la strada verso la partenza si fece in discesa. Fu come un liberatutti. Il Governo Andreotti disse che lasciava libero il Coni di decidere, quest’ultimo lasciò libera la Federazione e di fatto ci ritrovammo a Santiago, liberi di vincere. Grazie a Berlinguer”.
Il 17 dicembre 1976 inizia la finale a Santiago, l’entusiasmo popolare è altissimo, anche se la nazionale cilena è di molto inferiore a quella italiana. Adriano Panatta è uno dei giocatori più forti del mondo. Nel 1976 ha vinto gli Internazionali d’Italia al Foro Italico e, ancora più importante, il Roland Garros a Parigi, il tempio della terra rossa, battendo nei quarti Borg, il più forte tennista del mondo. La prima giornata conferma la supremazia italiana: Corrado Barazzutti batte il più forte dei cileni, Fillol, e Panatta si sbarazza facilmente di Cornejo. Italia 2 – Cile 0.
Il 18 dicembre 1976 è la giornata del doppio che potrebbe dare il punto decisivo all’Italia. Panatta invita il suo compagno storico di doppio, Paolo Bertolucci, ad indossare magliette rosse, un piccolo segno contro il regime. Ad un restio ed in parte spaventato Bertolucci, Adriano dirà: “E fammi fare questa provocazione”. L’Italia vince il doppio contro Fillol e Cornejo, che indossano maglie bianche e pantaloncini celesti, e con il doppio vinceranno la Coppa Davis, l’unica nella bacheca del tennis italiano. Mimmo Calopresti girerà un film nel 2009, intitolato La maglietta rossa, per ricordare questa vittoria e questo episodio. Il regista, in un’intervista, dirà: “E io, che pure da ragazzo manifestai contro la spedizione in Cile, oggi sto con Panatta e Berlinguer, perché alla fine nell’albo d’oro, è rimasto il nome dell’Italia e non quello del Cile epoca – Pinochet. E non mi sembra affatto poco”.