30 Marzo 2018

Nomina di Bolton: è allarme nelle comunità ebraiche

Nomina di Bolton: è allarme nelle comunità ebraiche
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La nomina di Bolton a Consigliere per la sicurezza nazionale Usa crea grande allarme. A redigere un durissimo documento contro la scelta di Trump sono sei organizzazioni ebraiche: J Street, Americans for Peace Now, Ameinu, T’ruah, il National Council of Jewish Women e il New Israel Fund.

Bolton e l’allarme delle organizzazioni ebraiche

Bolton è un “impenitente difensore della guerra in Iraq”, spiega il loro comunicato, e la sua “ideologia bellicosa” rischia di far intraprendere agli Stati Uniti “un percorso verso un’altra guerra non necessaria”.

“Il suo lungo curriculum”, continua il documento, “dimostra che è un fiero sostenitore di politiche fondate sull’aggressività, che mettono in pericolo la sicurezza nazionale degli USA, di Israele e dei nostri alleati in tutto il mondo“.

Le richieste di Bolton di “abolire l’accordo sul nucleare iraniano e di intraprendere un’azione militare contro l’Iran” potrebbero incoraggiare Trump ad adottare scelte in tal senso.

Interessante il punto nel quale il documento ricorda come Bolton non abbia mai mostrato alcuna preoccupazione sul futuro di Israele “come Paese democratico del popolo ebraico”; un futuro che passa attraverso la “risoluzione del conflitto israelo-palestinese”.

E ricorda come l’ex ambasciatore Usa all’Onu si sia “opposto con veemenza agli sforzi degli Stati Uniti per favorire la creazione di due Stati e abbia respinto l’idea dell’autodeterminazione del popolo e dello Stato palestinese”. “Il rifiuto del processo di pace avvantaggia solo gli estremisti mentre danneggia Israele e il popolo palestinese “, afferma con precisione il documento.

Non solo: Bolton è stato “accusato di coltivare legami ampi e profondi con organizzazioni fondate sull’odio anti-islamico, inclusa l’American Freedom Defence Initiative”, condannata dalla Anti-Defamation League perché  “con il pretesto di combattere l’islam radicale denigra regolarmente la fede islamica”.

“Il bigottismo anti-musulmano”, si legge nel documento, “viola i valori fondamentali ebraici e democratici di tolleranza, uguaglianza e rispetto”.

“Abbiamo tutte le ragioni per aspettarci che Bolton esacerberà i peggiori istinti dell’amministrazione Trump per quanto riguarda la natura della leadership americana”, conclude il comunicato, “minando ulteriormente la posizione internazionale della nostra nazione e la nostra capacità di fungere da forza globale per la pace e il progresso”.

Israele è a rischio

Il documento è stato riportato da Timesofisrael, in un articolo di Eric Cortellessa. E suscita due commenti.

Anzitutto non è detto che Bolton riesca a condizionare nel profondo l’amministrazione Trump, anche se sembra davvero difficile, se non impossibile, immaginare che non abbia alcuna rilevanza sul dossier iraniano.

Il punto è quanto in là può spingere gli Usa contro Teheran. E ciò non solo perché Trump ha un approccio più pragmatico in politica estera, ma anche perché le condizioni sono diverse da alcuni anni fa, quando una guerra con l’Iran poteva avere meno conseguenze di oggi.

Il documento accenna molto bene ai rischi che correrebbe Israele nel caso di un confronto diretto con l’Iran, cosa inevitabile nel caso di un attacco americano (non può darsi una guerra Washington – Teheran che preservi Tel Aviv).

Non è un caso che alcuni giorni fa quattro generali, che in passato hanno ricoperto la carica di Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano, abbiano preso la parola per dire pubblicamente di conservare l’accordo nucleare sancito con Teheran (Piccolenote).

Non si tratta di quattro pacifisti, ma di militari che, grazie alle loro informazioni e alla loro esperienza, hanno ben presente i pericoli esistenziali che correrebbe Israele in caso di guerra. Da qui il necessario freno.

Certo la revoca del trattato con l’Iran sembra cosa fatta. Ma non è detto che, stante i freni di cui sopra, conduca necessariamente al disastro. Esistono varianti ancora tutte da esplorare.

 

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