3 Dicembre 2018

Il G-20 argentino e le prospettive di Trump

Il G-20 argentino e le prospettive di Trump
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“Sono certo che, in futuro, il presidente Xi e io, insieme al presidente Putin della Russia, cominceremo a parlare di un arresto significativo di quella che è diventata una grande e incontrollabile corsa agli armamenti. Gli Stati Uniti hanno speso 716 miliardi di dollari quest’anno. Pazzesco!”. Questo il tweet di Donald Trump a seguito del G-20 di Buenos Aires.

I tre presidenti e la pace globale

Cenno rilevante quello del presidente americano, perché lascia aperta la porta al dialogo con Putin a dispetto del variegato ambito che contrasta attivamente la distensione internazionale, il quale ha dato ampia dimostrazione di forza nell’ultimo mese riuscendo a far saltare ben due incontri tra il presidente degli Stati Uniti e quello russo (Piccolenote).

Peraltro con tale cenno Trump ha inteso dare un valore più alto all’incontro con Xi Jinping, inquadrandolo nella cornice di un dialogo più ampio sull’attutimento delle tensioni globali, tracimando così dal ristretto ambito nel quale le forze di cui sopra volevano fosse circoscritto, ovvero un mero contratto commerciale con Pechino.

Ne fa fede anche il tweet col quale il presidente americano ha raccontato l’incontro con Xi, nel quale spiega come lui e il presidente cinese siano “le uniche due persone in grado di produrre un cambiamento massiccio e molto positivo, sul commercio e molto oltre […]. Una soluzione per la Corea del Nord è una grande cosa per la Cina e TUTTI!”.

Il cenno alla pace in Corea del Nord va appunto nella direzione indicata.

Certo, c’è molto di propagandistico in tali tweet, come ovvio. Ma più che la propaganda vale la proiezione: Trump ha dato un valore di prospettiva politica a una banale conversazione su dazi e tariffe, che, pur rilevante, non attutisce affatto la destabilizzazione di cui è preda il mondo, da tempo a rischio di debordare in guerra globale.

Kerch e l’inutile documento conclusivo del G-20

Ne fa fede la battaglia navale di Kerch (Piccolenote), che ha prodotto, anche al di là delle intenzioni di chi ha voluto immettere nuova criticità nell’Est Europa, altra criticità nel mondo.

Proprio sulla controversia di Kerch, a margine del G-20, si è svolto un dialogo tra Putin, Emmanuel Macron e Angela Merkel, giunta quest’ultima al summit nonostante un perfido incidente di percorso (il suo aereo ha avuto un’avaria), che ha rischiato di far saltare il vertice a tre.

Dialogo proficuo, a quanto pare, dal momento che i tre leader si sono impegnati a trovare un modo per attutire le tensioni tra Mosca e Kiev e di cercare una soluzione alla controversia sul Mar d’Azov, specchio d’acqua vitale per entrambe le nazioni.

Infine, il vertice ha visto riaffiorare sul proscenio del mondo il principe ereditario Mohamed bin Salman, che ha tentato di incontrare tutti, ma è riuscito solo con alcuni, tra cui i più significativi sono stati Putin, la May e Macron.

Il principe è quindi riemerso dalla melma nella quale l’aveva inabissato l’omicidio Kahsohggi: lo dimostra la foto ricordo del G-20 (che pubblichiamo), dove compare nell’angolino di destra e saluta, come gli altri, con la manina. Per lui è già tanto.

Trump, o qualche altro esponente della sua amministrazione, lo incontrerà in altra sede, almeno questa è la sua convinzione. Ma anche non fosse, ad oggi i rapporti con gli Usa sono solidi, troppo alto il business tra i due Paesi.

Abbiamo aperto col mancato incontro Trump-Putin, chiudiamo con la segnalazione che comunque, nonostante tutto, i due hanno avuto un colloquio informale che non sarà stato di pura formalità, anche se il suo contenuto resta segreto.

Un cenno dovuto all’inutile documento finale, tema centrale di altre analisi mediatiche sul G-20. Si è detto che ha vinto Trump, stante che il testo non impegna a rimuovere dazi in favore della libertà di commercio.

L’ultimo G-20, tenuto in Germania nel 2017, aveva vista vincitrice la Merkel e il cosiddetto libero commercio. Come si è visto, Trump ha proseguito per la sua strada, come faranno gli altri Paesi dopo il summit argentino. A proposito di inutilità.

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