Gideon Levy e il sadismo di Israele
Tempo di lettura: 4 minutiLa rivelazione delle autorità di Gaza, confermata dai cronisti del Guardian, che i detenuti palestinesi sono stati orribilmente tortutati, come dimostrano i corpi dei 135 prigionieri defunti restituiti in cambio dei corpi degli ostaggi israeliani deceduti, ha scioccato tanti, ma era purtroppo un deja vu.
Meno ovvia la rivelazione di un ostaggio israeliano che, dopo la liberazione, ha raccontato a Yedioth aeronoth che le terribili vessazioni subite dai prigionieri palestinesi, esposte pubblicamente dal ministro per la Sicurezza Ben-Gvir, facevano infuriare i carcerieri degli ostaggi israeliani, che spesso subivano pesanti ritorsioni.
Un racconto che ha scioccato gli israeliani per quanto capitato al poveretto, che però non hanno provato un parallelo orrore per le orrende sevizie subite dai detenuti palestinesi. Ne scrive Gideon Levy su Haaretz, che annota: “Ogni volta che Ben-Gvir si vantava degli abusi che ordinava, di cui il giornalista Yossi Eli si compiaceva nei suoi sadici reportage sul Canale 13 su ciò che accadeva nelle prigioni israeliane, la vendetta arrivava dai tunnel”.
“È doloroso ammettere la malvagità di Israele. Perché abbiamo dovuto prima scoprire la vendetta dei rapitori palestinesi per rimanere sconvolti dalla malvagità dei rapitori israeliani? Ciò che è accaduto (e sta ancora accadendo) nella prigione di Sde Teiman è stato una vergogna, a prescindere dalle terribili sofferenze che ha causato agli ostaggi”.
Terribili sofferenze documentate dal Guardian, continua Levy, che riferisce come “non pochi” corpi dei prigionieri palestinesi defunti “mostravano segni di tortura, come la morte per strangolamento, oppure il decesso causato dall’essere investito da un carro armato e altri mezzi. Non è chiaro quanti siano stati uccisi dopo l’arresto. Sde Teiman era un punto di raccolta per i palestinesi uccisi altrove”.
“[…] Il Palestinian Prisoners Club riporta che circa 80 detenuti palestinesi sono stati uccisi in carcere, ma potrebbe aver sottostimato la realtà. Il Guardian ha visto solo alcuni dei corpi e ha confermato i segni di abusi, aggiungendo che non potevano essere pubblicati a causa delle loro condizioni”.
“[…] La situazione dei palestinesi ancora in vita liberati non è molto migliore. Molti avevano persino difficoltà a stare in piedi dopo il rilascio, un fatto che i media israeliani hanno trattato ben poco. Il dottor Ahmed Muhanna, direttore dell’ospedale Al-Awda di Jabaliya, arrestato nel dicembre 2023 e rilasciato durante il cessate il fuoco, ha dichiarato questa settimana di essere stato trasferito da un posto all’altro durante la detenzione, tra cui un posto che ha definito un canile, dove i soldati lo maltrattavano con cani feroci. Il fisico rinsecchito del medico non lasciava dubbi sulle condizioni della sua prigionia. Israele detiene altri 19 medici di Gaza in condizioni simili”.
Quindi, annota come perfino Eichmann, l’architetto dei campi di sterminio nazista, fu trattato degnamente durante la detenzione in Israele, prima di essere giustiziato. “Israele”, commenta Levy, “all’epoca era orgoglioso delle condizioni della sua detenzione. Oggi, il governo si vanta del sadismo, degli abusi e delle torture. Lo fa perché conosce l’anima dei suoi cittadini. La maggioranza degli israeliani è vendicativa e approva gli abusi”.
“A parte organizzazioni come Medici senza frontiere, B’Tselem e il Comitato contro la tortura, quasi nessuno si è espresso contro quanto stava accadendo. Contro i terroristi di Nukhba [forze di Hamas ndr], tutto è lecito”.
“La definizione di ‘chi non conta niente’ ricomprende chiunque abbia osato entrare in Israele il 7 ottobre. Il giornalista Ben Caspit ha dichiarato questa settimana che tutti i combattenti della Nukhba dovrebbero essere giustiziati. Sembra che lo Shin Bet, il Servizio penitenziario israeliano e le Forze di Difesa Israeliane abbiano già iniziato a lavorare seriamente”.
“L’unica preoccupazione di Israele è il danno arrecato agli ostaggi. Tutto il resto è perdonato. In molti casi, anzi, ci emozioniamo e apprezziamo molto l’abuso. Volevamo il sadismo; abbiamo ottenuto il sadismo”.
Per questo, e altro e altettanto orribile, Israele rifiuta di far entrare nella Striscia di Gaza i giornalisti della stampa internazionale, come anche per non far vedere la moltitudine di corpi che verranno estratti da sotto le macerie. Di ieri la decisione della Corte Suprema israeliana di rimandare l’udienza chiesta da un’organizzazione che rappresenta i media internazionali in Israele e nei Territori palestinesi per aprire le frontiere ai cronisti.
La tattica della dilazione è stata usata in abbondanza in precedenza, in particolare sulle carceri: l’Associazione per i Diritti Civili in Israele ha chiesto per undici volte all’Alta Corte di Giustizia che fosse consentito alla Croce rossa di visitare i detenuti palestinesi. Ma per undici volte il governo ha chiesto alla Corte di rinviare la decisione incassando l’approvazione della medesima, finché l’Associazione suddetta non ha desistito, convinta dell’inutilità dei suoi sforzi.
Nel descrivere tale dinamica, Nir Hasson e Chen Maanit, su Haaretz, hanno scritto: “In realtà, dall’inizio della guerra [se guerra si può definire un genocidio ndr], l’Alta Corte ha dato il suo sigillo di approvazione a tutte le azioni di Israele: le negazione delle cure, la scomparsa di persone [anche i palestinesi hanno avuto i loro desaparecidos ndr], il diniego di accesso dei media a Gaza e, soprattutto, la fame della popolazione di Gaza”.
Per la cronaca, la tregua tiene. Si è sapunto che, nella sua visita in Israele, Vance ha trasmesso un “messaggio fermo” di Trump a Netanyahu, intimandogli di non violare la tregua e stigmatizzando l’attacco di domenica che ha causato la morte di 40 palestinesi (Politico).
Fermezza che ha contrassegnato anche la reazione di Trump al voto della Knesset che prelude all’annessione della Cisgiordania, iniziativa che Vance ha definito “un insulto personale” data la sua presenza nel Paese. Infatti, il presidente Usa ha dichiarato che, in caso di annessione, Israele perderebbe “tutto il sostegno degli Stati Uniti” (il corsivo è nostro: mai un presidente Usa aveva osato tanto nei confronti di Israele). Sviluppi da seguire.
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