23 Marzo 2023

Gli aiuti che non arrivano in Siria e le bombe sull'aeroporto di Aleppo

Aereoporto di Aleppo. Gli aiuti che non arrivano in Siria e le bombe sull'aeroporto di Aleppo
Tempo di lettura: 3 minuti

“Alle ore 04:17 di lunedì 6 febbraio 2023, sono bastati quarantacinque secondi per gettare in strada l’intera popolazione di Aleppo…” Inizia così un’accorata lettera aperta inviata dalla Siria il 15 marzo da Nabil Antaki dei Maristi Blu di Aleppo, che descrive il dramma causato dal recente terremoto, che ha devastato il suo martoriato Paese, e la sollecitudine dei tanti, siriani e non, che si sono adoperati con generosità per prestare soccorso alle vittime.

Una lettera tutta da leggere anche perché appare di stretta attualità perché ieri Israele ha colpito un’altra volta l’aeroporto di Aleppo (Timesofisrael), già bombardato il 6 marzo scorso (Timesofisrael). Tale aeroporto è cruciale per far arrivare i soccorsi nelle zone colpite dal sisma, che ha infierito per lo più su quella regione.

Non pubblichiamo tutta la missiva perché lunga e articolata (per la lettura integrale, che consigliamo, rinviamo al sito OraproSiria), ma solo la parte conclusiva, relativa ai soccorsi giunti dall’estero e alle sanzioni che strangolano il popolo siriano.

La Siria, il terremoto e gli aiuti

[…] La solidarietà e la generosità di altre città siriane nei nostri confronti così come quelle dei nostri vicini del Libano e Iraq sono state esemplari. I Siriani della diaspora hanno, dal primo giorno, organizzato raccolte di denaro e materiali e intrapreso iniziative per inviarci fondi. I nostri amici occidentali hanno fatto lo stesso con grande generosità. 

Senza dimenticare il ruolo importantissimo di tanti enti di beneficenza e associazioni di solidarietà internazionale, soprattutto cristiani, che hanno dedicato più tempo che mai a soddisfare i nostri bisogni primari. I Paesi amici hanno inviato squadre di soccorso e rimozione delle macerie o squadre mediche. All’aeroporto di Aleppo sono atterrati circa 100 aerei provenienti da Marocco, Tunisia, Algeria, Giordania, Egitto, Venezuela e persino dal Bangladesh, solo per citarne alcuni.

Poi, l’aeroporto di Aleppo, dove sono atterrati gli aerei che portavano assistenza, è stato bombardato dai nostri vicini a sud (Israele, n.d.t.), rendendolo impraticabile [si riferisce al bombardamento del 6 marzo ndr.].

Mentre centinaia di aerei occidentali hanno portato soccorsi in Turchia, soltanto un aereo europeo è atterrato in Siria. Che peccato!

I governanti dei Paesi dei Diritti umani e della “democrazia” sono convinti che la popolazione colpita della Siria soffra meno di quella della Turchia perché vive in un Paese sotto sanzioni? Non potrebbero annullare le loro sanzioni per fornire assistenza umanitaria a una popolazione colpita da un disastro naturale? È scandaloso a dir poco. 

Avevano affermato per anni che gli aiuti umanitari e le attrezzature mediche erano esenti da sanzioni. In realtà, questa è una menzogna. Se fosse vero, perché hanno allentato le sanzioni per gli aiuti umanitari, durante 180 giorni, se già ne erano esenti? Fortunatamente, gli uomini e le donne di questi Paesi hanno reagito diversamente dai loro governanti e hanno mostrato solidarietà e generosità esemplari. 

Le sanzioni, che i Paesi occidentali impongono alla Siria da oltre 10 anni, sono inefficaci [per portare a termine l’agognato regime-change contro Assad ndr] e ingiuste. Esse hanno impoverito la popolazione, che sta soffrendo una gravissima crisi economica a causa della mancanza di investimenti esteri vietati appunto dalle sanzioni.

Ci fanno patire mettendo un embargo che provoca anche la carenza di olio combustibile, benzina, pane ed elettricità. Le sanzioni uccidono. La maggior parte degli edifici crollati durante il terremoto, ma già gravemente danneggiati dalla guerra (e ce ne sono decine di migliaia), erano abitati da persone che non avevano altra scelta perché non potevano essere ricostruiti, in quanto la ricostruzione è vietata dalle sanzioni. Per non parlare delle decine di persone sepolte vive sotto le macerie e morte perché non soccorse in tempo per mancanza di macchinari pesanti per lo sgombero.

Esattamente 12 anni fa, il 15 marzo 2011, iniziava la guerra. La popolazione siriana da allora ha sofferto abbastanza ed è stremata: la guerra, le sanzioni e la penuria, la crisi economica, il Covid-19, il colera e ora il terremoto. Quante disgrazie su un Paese che un tempo era bello, prospero, sicuro e sovrano.

Sono bastati quarantacinque secondi per mettere in strada l’intera popolazione di Aleppo; una popolazione già a terra dopo 12 anni di tragedie e disgrazie. Ma il popolo siriano è un popolo orgoglioso e dignitoso, anche nelle avversità e non chiede altro che poter vivere, di nuovo, normalmente, in pace. Aiutateci a far revocare le sanzioni.

Grazie per la vostra amicizia e solidarietà.

Fin qui la missiva di Nabil Antaki. Per quanti volessero aiutare il popolo siriano ribadiamo alcuni suggerimenti.

  • Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale Onlus
  • Banca Etica
  • IBAN : IT 81 S 0501 8032 0000 0017 082033
  • CAUSALE: Terremoto Maristi (raccomandiamo vivamente di indicare questa causale senza aggiungere nulla).

 

Altrimenti si può aiutare tramite: 

  • PROCURA GENERALIZIA SUORE SAN GIUSEPPE
  • Banco BPM S.P.A.
  • IT37P0503403259000000002007
  • Causale: Ospedale St. Louis

 

Si raccomanda di non aggiungere nulla alle indicazioni date. Inoltre, dal momento che la Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale Onlus è appunto una onlus, le donazioni ad essa rivolte godono di benefici fiscali. Infine, si fa notare che per alcune banche ci potrebbero essere problemi per la parola “Solidarietà” , che accettano solo se la “a” finale è senza accento.