5 Maggio 2021

Gli Usa pronti a negoziare con la Corea del Nord

Gli Usa pronti a negoziare con la Corea del Nord
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Con la Corea del Nord “avremo un approccio pratico ed equilibrato”. Così il Segretario di Stato Usa Anthony Blinken in una riunione tenuta ai margini del G7.

“Cercheremo di vedere non solo cosa dice la Corea del Nord – ha aggiunto -, ma anche cosa fa effettivamente nei prossimi giorni e mesi. Credo che abbiamo una politica chiara, molto chiara, incentrata sulla diplomazia, e spetta, credo, alla Corea del Nord decidere se vuole impegnarsi o meno su questa base”.

Il nuovo approccio di Biden

L’apertura, riferita dal Washington Examiner, non è inattesa. Già il 30 aprile il Washington Post riferiva di un piano orientato in tal senso stilato da Blinken, dal Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, dal consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan e dal Capo di Stato Maggiore, generale Mike Miller.

Il piano presentato a Biden, annotava il WP, “è un rigetto della strategia ideata dal consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump John Bolton, che insisteva sul fatto che gli Stati Uniti restassero fermi sulla richiesta di un accordo ‘go big or go home‘ [tutto o niente, ndr],  che prevedeva cioè di rimuovere tutte le sanzioni in cambio del completo smantellamento del Programma di armi [nucleari] della Corea del Nord”.

Approccio, come ricorda il WP, respinto dalla Corea del Nord, che insiste per un’intesa graduale. A oggi il piano è ancora avvolto nel mistero: si sa solo che l’amministrazione Biden vuole trasmetterlo ai nordcoreani nella speranza che questi non prendano iniziative dimostrative ormai usuali, quali l’ennesimo lancio di missili armati con testate nucleari.

Ciò per evitare in via preventiva l’apertura di una crisi di politica estera che Biden non vuole, anche se il WP riporta lo scetticismo che circola in proposito in America. Analisti e funzionari dell’amministrazione, infatti, temono che la sola condivisione di una possibilità di dialogo non basti a Pyongyang (strangolata com’è dalle sanzioni, rese del tutto disumane dal dilagare della pandemia).

Al di là delle difficoltà del caso, la disposizione della Casa Bianca non può che suscitare sollievo, dal momento che la criticità coreana è a rischio di escalation imprevedibili.

Kim non vuole attaccare nessuno

Giova, in proposito, leggere quanto scrive sul punto Doug Bandow sul National Interest, che, in un articolo lungo e approfondito, spiega come la Corea del Nord non abbia mai rappresentato una minaccia reale per gli Stati Uniti né per i Paesi della regione.

Pyongyang, infatti, dopo la guerra della Corea, non ha mai minacciato nessun Paese asiatico, e le minacce rivolte all’America sono da derubricare a bluff. “Sebbene i leader nordcoreani siano stati comunemente etichettati come pazzi, pronti a lanciare un attacco suicida contro l’America, solo il defunto padre di Kim Jong-il, ha interpretato la parte” del cattivo”.

“In realtà, tutti e tre i Kim al potere si sono comportati in modo razionale, giocando bene una mano debole, trasformando così una nazione piccola, impoverita e isolata in una causa grande e globale”.

Secondo Bandow, i Kim hanno lanciato provocazioni, ma niente più, così che la Corea del Nord “sembra essere una classica dimostrazione dell’efficacia della deterrenza”.

L’attuale leader, continua il NI, “Kim Jong-un non ha alcuna intenzione di sparare missili armati di testate nucleari contro l’America. Non aveva intenzione di farlo nemmeno prima della sua breve ‘storia d’amore’ con Trump. Non lo farà in futuro anche se Babbo Natale gli portasse in dono tutte le armi da lui desiderate negli ultimi mesi. Kim non ha dato alcun segno che voglia lasciare questa terra bruciando in una pira funeraria radioattiva [causata dal bombardamento di] Pyongyang”.

“Come i suoi predecessori [il presidente nordcoreano] ha lanciato molte minacce contro gli Stati Uniti, ma non perché sperava di conquistare il Nord America. Dopotutto, non ha mai mostrato molto interesse a minacciare altri Paesi”, se non l’America, appunto, e la Corea del Sud.

Le minacce Usa contro Pyongyang

“Perché, allora, l’attenzione della Corea del Nord verso gli Stati Uniti? Perché nessun altro Paese si è alleato con il più grande nemico della Corea del Nord, il regime “fantoccio” di Seul. Nessuno di questi ha posizionato truppe lungo il suo confine o ha minacciato di far guerra alla Corea del Nord. Nessuno di questi poi ha girato il mondo cercando di realizzare in un regime-change [a Pyongyang]. Nessuno di questi ha minacciato di voler distruggere la dinastia Kim”. Tutte cose fatte dagli Stati Uniti.

“Ciò suggerisce – conclude Bandow – che il modo più semplice per affrontare ‘la minaccia per gli Stati Uniti’ è smettere di minacciare Pyongyang”.

Una sola sbavatura in questa nota, e riguarda la Corea del Sud, definita nemica di Pyongyang. In realtà, se è vero che Pyongyang ne diffida quando persegue piani contro di essa in combinato disposto con Washington, è pur vero che il presidente Moon Jae-in, che da tempo si spende per la riconciliazione col Nord, ha esortato a più riprese Biden a riprendere il filo dei negoziati con Kim, l’ultima volta in un’intervista rilasciata al New York Times a fine aprile.

Il 5 maggio Moon sarà alla Casa Bianca (Bloomberg), incontro nel quale è probabile che la prospettiva accennata in questa nota inizierà a prendere qualche forma concreta.

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