19 Agosto 2019

La Grace 1 lascia Gibilterra, nonostante le pressioni Usa

La Grace 1 lascia Gibilterra, nonostante le pressioni Usa
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La Grace 1, la petroliera iraniana sequestrata a Gibilterra il 4 luglio, ieri ha ripreso il largo e ora naviga verso la Grecia (sembra). Si chiude così una querelle che aveva innescato la guerra delle petroliere, dato che, dopo aver più volte chiesto il rilascio della nave cisterna, l’Iran aveva cercato di forzare la mano alla controparte sequestrando tre petroliere in transito nello Stretto di Hormuz, due delle quali riconducibili alla Gran Bretagna.

La Grace 1 e le pressioni Usa

La controversia si è sbloccata a seguito di nuove rassicurazioni iraniane sul destino del greggio della Grace 1: secondo le autorità di Gibilterra, infatti, era diretto alla Siria, in violazione all’embargo decretato dalla Ue contro Damasco (che il petrolio deve importarlo, dato che la sua area petrolifera oggi è controllata dagli Usa… ).

Destinazione negata da Teheran, con diniego che però non aveva convinto la controparte. Dopo nuove e più convincenti rassicurazioni, il Tribunale di Gibilterra ha disposto la liberazione della Grace 1, ponendo fine alla questione.

Ci sarebbe da tirare un sospiro di sollievo, senonché in extremis è giunta una strana richiesta americana, che chiedeva a Gibilterra di trattenere la nave perché in contrasto con le sanzioni Usa sul commercio del petrolio iraniano e perché era collegata ai Guardiani della rivoluzione, che l’America ha inserito nella blacklist del Terrore (da qui l’accusa di riciclaggio e finanziamento al terrorismo).

La richiesta pervenuta dal Dicastero della Giustizia Usa mirava a procrastinare e ad acuire la criticità con Teheran, ma anche a infliggere danni a Teheran, dato che “la nave e il suo carico […] vale 140 milioni di dollari” (Gibraltar Chronicle).

L’istanza Usa è però stata rigettata dal Tribunale di Gibilterra, che ha ricordato al dicastero della Giustizia americano che la  Ue non ha aderito alle sanzioni contro Teheran né annovera i Guardiani della rivoluzione tra le fila dei movimenti terroristi.

Il greggio iraniano e i falchi americani

Così la Grace 1 ha potuto riprendere il mare. Ma la mossa americana spalanca nuove infauste prospettive, dal momento che potrebbe aprire ufficialmente la stagione della caccia alle petroliere iraniane in tutto il mondo. Facile infatti collegarle ai Guardiani della rivoluzione dato l’inestricabile rapporto tra le attività di questi e quelle governative.

Caccia che potrebbe realizzarsi attraverso la carta bollata, come avvenuto per la Grace 1, ma anche con le navi da guerra, come potrebbe accadere per la stessa, che da oggi, in base alla documentazione presentata alle autorità gibilterrine, è target autorizzato della Us Navy.

Lo sanno bene anche gli iraniani, che infatti hanno avvertito gli Stati Uniti di evitare di intercettare la nave in acque internazionali, cosa peraltro “illegale” secondo quanto riferisce il New York Times, dato che secondo la Convenzione Onu sul diritto del mare ciò è possibile solo se [una nave] è sospettata di gravi reati come la pirateria o di partecipare alla tratta degli schiavi”.

Speriamo che prevalga il buonsenso, dato che all’inserimento dei Guardiani della rivoluzione nella blacklist del terrorismo Teheran ha risposto con analoga misura, dichiarando terrorista il Centcom Usa (il Comando delle Forze armate).

Così una mossa improvvida da parte americana potrebbe dar vita a repliche sgradite e a rischio.

Vedremo, per il momento ci si può limitare a registrare lo scacco dei falchi Usa e, insieme, il loro smodato rilancio, che può rivelarsi velleitario, ma anche foriero di nuove opportunità per iniziare una guerra contro l’Iran.

Di interesse, infine, il monito lanciato dal Segretario di Stato Mike Pompeo, il quale ha avvertito i marinai della Grace 1 che, imbarcandosi, si sarebbero vista preclusa ogni possibilità di ingresso negli Stati Uniti.

Una minaccia talmente risibile nella sostanza, che ha tutto l’aspetto di un fuoco d’artificio improvvisato per smarcarsi dalle pressioni dei falchi Usa, che evidentemente premono per una qualche azione contro la nave contesa.

Per la cronaca: prima di salpare, la Grace 1 ha dovuto cambiare nome, dato che Panama, dopo quanto avvenuto, gli ha tolto la propria bandiera e negato la propria paternità. Così la nave è stata ribattezzata Adrian Darya – 1.

 

Ps. Le autorità di Gibilterra hanno rilasciato la petroliera iraniana il 15 agosto, festa dell’Assunzione della Vergine Maria in cielo in anima e corpo, la cui venerazione è diffusa anche nell’islam. Segnalare la coincidenza di tale festa col nome della nave, che richiama appunto la Grazia, non appartiene forse alla geopolitica, ma merita egualmente una segnalazione, quantomeno di colore, azzurro mare.