Haaretz: gli israeliani prenderanno mai coscienza di quanto hanno fatto?

Nuove criticità sul cessate il fuoco. Hamas ha difficoltà a restituire i corpi degli ostaggi defunti, seppelliti dalle bombe israeliane sotto le macerie di Gaza. Di alcuni sanno dove si trovano, ma servono macchinari che non hanno per estrarli, altri sono dispersi perché hanno perso i contatti con i miliziani che li detenevano, morti insieme ad essi.
Israele denuncia la violazione degli accordi, ma nell’intesa, al punto 5e, Hamas si era impegnato a profondere il “massimo sforzo” per restituirli, non che li avrebbe restituiti sicuramente tutti.
Ma Israele contesta anche questo massimo sforzo, che non sarebbe profuso, e comunicato l’inadempienza agli Usa per ottenere il via libera alla ripresa delle ostilità. Per ora Trump tiene il punto, affermando che sarà lui a decidere se Israele riaprirà il mattatoio, al momento frenato dalla sua autorità; perché, ha detto, “se Israele potesse intervenire per farli fuori, lo farebbe”.
In linea con il loro presidente, funzionari americani hanno dichiarato che Hamas non sta violando gli accordi e che il loro Paese e altri (Egitto, Qatar e Turchia) stanno aiutando Hamas a individuare i resti dei defunti.
Ma la tenuta di Trump non è certa, anzi, e i minacciosi moniti che sta rivolgendo ad Hamas non rassicurano; né rassicura il comunicato del Forum delle famiglie degli ostaggi, che ha ammonito il governo di Tel Aviv a “cessare immediatamente l’attuazione delle fasi rimanenti dell’accordo di cessate il fuoco finché Hamas ‘continuerà a violare il suo impegno di restituire tutti gli ostaggi caduti’. Dove quel “tutti” è pietra tombale, perché anche “le autorità israeliane riconoscono che sarà difficile localizzare un piccolo numero di corpi” (Axios).
Il comunicato aggiunge che “qualsiasi passo che allenti la pressione su Hamas o consenta che l’accordo prosegua prima che gli ostaggi vengano restituiti costituisce un grave fallimento morale e di leadership”. Monito a Netanyahu che reitera altri pregressi, ma che stavolta sarà risuonato come musica alle sue orecchie perché apre la via alla ripresa delle ostilità.
Tanta drammatica incertezza che stride con la gioia con cui è stata accolta la tregua. In attesa di quel che riserva il futuro, riportiamo quanto scritto da Amira Haass su Haaretz.
“Gli ottimisti sostengono che, alla fine, gli israeliani capiranno la portata delle atrocità commesse nella Striscia di Gaza. La verità penetrerà nel profondo delle loro coscienze”.
“I vecchi video di neonati fatti a pezzi dalle nostre bombe, a un certo punto, raggiungeranno il cuore degli israeliani e lo trafiggeranno. Vedranno improvvisamente bambini, ricoperti dalla polvere del cemento frantumato sotto il quale sono stati salvati, tremare in modo incontrollabile e fissare il vuoto con un’espressione che è un grande punto interrogativo”.
“A un certo punto, dicono gli ottimisti, gli israeliani smetteranno di dire: ‘Se lo meritavano, per via del 7 ottobre. Ci hanno attaccato’. I numeri smetteranno di essere astrazioni e smetteranno di dire: ‘Chi crede ad Hamas?’. I lettori capiranno che più di 20.000 bambini sono stati uccisi – un terzo di tutti i morti – per mano nostra. Più di 44.000 bambini sono rimasti feriti – un quarto di tutti i feriti. Si renderanno conto di aver favorito e sostenuto una guerra di annientamento contro un popolo e non di aver sconfitto una feroce organizzazione armata”.
“A un certo punto, si renderanno conto che la ferocia vendicativa individuale dimostrata da così tanti soldati – spesso accompagnata da risate sguaiate e sorrisi che debordavano da TikTok o dalla fredda, chirurgica e anonima ferocia letale di quelli che giocavano ai videogiochi nelle cabine di pilotaggio e nelle sale di controllo – non è un segno di eroismo, ma una grave malattia. Sociale e individuale”.
“I genitori, credono gli ottimisti, non riusciranno a dormire la notte, preoccupati che le X sui fucili dei loro figli siano contrassegni di donne, anziani e giovani [uccisi] mentre stavano raccogliendo erbe per mangiare. Verrà il giorno in cui gli adolescenti chiederanno ai loro padri, che all’epoca erano soldati, se anche loro hanno obbedito all’ordine di sparare a un anziano che aveva oltrepassato una linea rossa a loro ignota”.
“Le figlie dei piloti decorati chiederanno se hanno sganciato una bomba proporzionale che ha ucciso cento civili per un comandante di medio livello di Hamas. Perché non vi siete rifiutati? Chiederà figlia tra i singhiozzi”.
“I nipoti di una guardia carceraria in pensione chiederanno: hai picchiato personalmente un detenuto incatenato fino a farlo svenire? Hai obbedito all’ordine di un ministro che negava ai prigionieri cibo e docce? Hai ammassato trenta detenuti in una cella destinata a sei? Dove hanno preso malattie della pelle? Conoscevi qualcuno delle decine di detenuti morti di fame o percosse o torture in una prigione israeliana? Come hai potuto, nonno? I nipoti dei giudici della Corte Suprema leggeranno le sentenze che hanno emesso permettendo tutto questo e smetteranno di fargli visita durante lo Shabbat”.
“A un certo punto, credono gli ottimisti, la censura della realtà da parte dei media israeliani cesserà di fare il lavaggio del cervello e di intorpidire i cuori. L’espressione ‘il contesto’ non sarà più considerata un’offesa e l’opinione pubblica collegherà i puntini: oppressione, espulsione, umiliazione, deportazione, occupazione, e tutte le sofferenze che ne derivano, non sono parte di slogan coniati da ebrei che odiano se stessi, ma descrivono la vita di un intero popolo, per anni sottomesso ai nostri ordini e alle nostre armi”.
“Le persone non nascono crudeli; lo diventano. La crudeltà dei palestinesi nei confronti degli israeliani è ampiamente trattata dai nostri media, su articoli e in primo piano. Si è sviluppata in risposta e come resistenza al nostro dominio, straniero e ostile”.
“La nostra crudeltà, quella della società israeliana, sta diventando sempre più sofisticata perché protegga il nostro bottino: la terra, l’acqua e le libertà di cui abbiamo privato i palestinesi”.
“Gli ottimisti credono che ci sia una strada per tornare indietro. Quanto sono fortunati, gli ottimisti”.
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