16 Giugno 2014

Il terrore iracheno e l'ipotesi di una strana alleanza Iran-Usa

Il terrore iracheno e l'ipotesi di una strana alleanza Iran-Usa
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Sulla Repubblica del 15 giugno, Vittorio Zucconi si interroga sulla possibilità di una strana alleanza tra Usa e Iran per fermare l’avanzata dei miliziani dell’Isis, nuovo minaccioso volto di al Qaeda, verso Baghdad. Segnali in questo senso si susseguono in questi giorni convulsi, con dichiarazioni incrociate che rimbalzano tra Teheran e Washington, mentre il terrore dilaga in Iraq. Nel suo articolo, Zucconi ricorda come tale strana alleanza, seppur sotto traccia, era già avvenuta al tempo dell’invasione dell’Afghanistan, e scrive: «È un tango senza toccarsi questo che il “Grande Satana” degli anatemi khomeinisti e lo “Stato Canaglia” della retorica bushiana stanno danzando, ora che la catastrofe dell’operazione Iraqi Freedom ha lasciato le rovine materiali e il disastro politico che la folle invasione del 2003 ha prevedibilmente creato. Una grande nazione controllata dall’ala più fanatica e integralista dei sunniti irakeni, ormai un’organizzazione indipendente e meglio armata di Al Qaeda, sarebbe il sigillo finale e ignobile della guerra americana in Mesopotamia e una minaccia intollerabile per gli ayatollah iraniani».

Trentatrè anni di odio ideologico tra Iran e Stati Uniti, continua Zucconi, a partire dalla rivoluzione khomeinista, «impallidiscono di fronte alla prospettiva sempre più concreta che tutti gli orrori, le follie, l’incompetenza e le stragi della guerra [del 2003 ndr.] producano il risultato esattamente opposto a quello che Bush, Cheney, Rumsfeld e la loro banda di fondamentalisti in giacca e cravatta conosciuti come “neo-con” si ripromettevano. Non l’illusoria, artificiale democrazia esportata con gli stivali, ma un formidabile Stato gonfio di petrolio nelle mani degli eredi ideali e trionfanti di Osama bin Laden».

(Titolo dell’articolo: Lo Stato canaglia e il Grande Satana la strana alleanza contro i jihadisti)

 

Nota a margine. Il giorno successivo alla pubblicazione dell’articolo di Zucconi, l’ex premier britannico Tony Blair ha rivendicato, con pervicacia, la necessità dell’operazione Iraqi Freedom (come suona ironico questo nome…) del 2003, ha chiesto un nuovo intervento in Iraq senza impiego di truppe di terra, e ha affermato: «La nostra battaglia non è finita». Il problema vero è che senza una seria, o almeno abbozzata, autocritica è impossibile rimediare agli errori commessi. In altre parole, se si affronterà la minaccia dell’Isis con la stessa logica che ha portato al disastro attuale, si contribuirà solo ad aumentare il caos e il terrore. Due cose hanno insegnato questi anni funestati dal cosiddetto scontro di civiltà: primo che i «fondamentalisti in giacca e cravatta», come li definisce Vittorio Zucconi, non sono meno dannosi dei fondamentalisti islamici; secondo che gli opposti estremismi si alimentano a vicenda. L’ipotesi di un’alleanza Iran – Usa, per quanto difficile, prospettata da tanti – tra i quali Zucconi – appare l’unica possibilità realistica per tentare vie di riconciliazione in grado di chiudere un periodo oscuro della storia. Purtroppo se è vero quel che ha detto Blair quando ha affermato, a proposito dell’11 settembre 2001, che «l’ideologia che stava dietro quell’attacco non è finita», è vero anche che non è finita l’ideologia neocon che l’ha contrastata, com’è evidente dalle parole dell’ex premier britannico.