21 Novembre 2025

La pace in Ucraina e le lotte di potere interne

di Davide Malacaria
La pace in Ucraina e le lotte di potere interne
Tempo di lettura: 4 minuti

Il piano di pace degli Stati Uniti è stato disvelato e ha scandalizzato tanti perché prevede la cessione di parte dei territori ucraini, cessione che, a meno che la guerra non evolva in conflitto nucleare, è destino manifesto, da cui la pretestuosità dello scandalo.

La Ue è entrata in fibrillazione e ha preteso di essere coinvolta nei negoziati, come accaduto nella trattativa precedente imbastita da Trump, affondata proprio a seguito di tale coinvolgimento che ha il solo scopo di sabotare le possibilità di un accordo, come da dogma delle guerre infinite proprio della religione liberal-neocon alla quale la leadership europea si è consegnata.

L’idea sottesa a tale linea guida è quella di tenere la Russia impegnata nel conflitto, impedendogli una vittoria strategica e per limitarne la libertà di manovra nell’agone globale. Ciò si aggiunge, ovviamente, alla speranza di logorarne le risorse, prospettiva che appare sempre più aleatoria perché, anzi, tale ossessione sta logorando il Vecchio continente.

Nonostante sia saltato l’incontro di Istanbul tra l’inviato Usa Steve Witkoff e la delegazione ucraina, Trump insiste nella sua pressione perché Kiev accetti il suo piano, come dichiarato da una fonte impegnata in questo pressing a RBC-Ucraina: “Se avete osservato il presidente Trump, avrete capito che quando si tratta di una tempistica aggressiva, c’è una scadenza rigorosa, alle sue condizioni. Questo significa subito, il prima possibile. Queste sono le tempistiche sulle quali stiamo lavorando e questo è il mandato che il Segretario Dan Driscoll ha dato agli sforzi di pace”.

On Thanksgiving, Trump demands Zelenskyy agree to a peace plan right now.

Tanto dipenderà dagli interna corporis della politica ucraina, terremotata dalle inchieste. Queste hanno toccato anche il Consigliere per la sicurezza nazionale Rustem Umerov, il quale la scorsa settimana era stato convocato a Miami per renderlo edotto del piano concordato sottotraccia da Witkoff e Kirill Dmitriev. Le inchieste hanno tanto spaventato Umerov che è tornato in patria solo ieri, dopo un lungo soggiorno all’estero indotto, secondo i media ucraini, dalla paura di essere arrestato (ufficialmente era via per un viaggio di affari).

Ma la figura chiave del complicato rebus ucraino è Andrij Yermak, il capo dello staff presidenziale, l’uomo forte di Kiev. Anche lui implicato nelle indagini, nome in codice nelle intercettazioni Alì Baba, sembra che sia il principale ostacolo al negoziato.

Da tempo il suo nome è accostato a una congiura di palazzo per estromettere Zelesnky per mettere al suo posto l’ex capo di Stato Maggiore ucraino Valery Zaluzhny, attualmente ambasciatore a Londra, in una manovra ordita dall’MI6 che avrebbe il sostegno del capo dell’intelligence militare ucraina Kirill Budanov.

Non un complotto, tutto alla luce del sole, tanto che l’ascesa di Zaluznhy è stata ventilata da vari media e questa estate si è disvelata pubblicamente. Il Guardian, ad esempio, titolava: “Generale, ambasciatore… futuro presidente dell’Ucraina? Il gioco d’attesa londinese di Valery Zaluzhny”.

General, envoy … future Ukraine president? Valerii Zaluzhnyi’s London waiting game

Una nota che seguiva l’intervento di Zaluzhny sulla rivista patinata Vogue, nel quale l’ex generale spiegava l’importanza della lotta dell’Ucraina contro i russi come decisiva per instaurare “un nuovo ordine mondiale”; e, nella parte conclusiva, chiosava: “Abbiamo l’esercito più grande e pronto al combattimento del continente europeo. Ed è quindi attorno a noi, al nostro coraggio, al nostro eroismo e alla nostra innovazione che è possibile costruire una nuova architettura di sicurezza in Europa”.

La manovra della Gran Bretagna – che sul conflitto ucraino si muove in combinato disposto con i circoli liberal-neocon Usa – si dipanava mentre Putin e Trump dialogavano in quello che si può ricordare come primo tentativo di intesa, che ha avuto il suo apice nel vertice di Anchorage del 16 agosto.

La carta Zaluzhny era sia una carta di riserva nel caso in cui Zelensky avesse ceduto alle pressioni Usa, ma anche, e anzitutto, un modo per far pressione su di lui perché non cedesse (del caso, appunto, sarebbe stato destituito).

Questo excursus serve a capire che il gioco (al massacro) ucraino è più complesso di quanto appare e che la prosecuzione della guerra o meno non dipende da Zelensky, che da marionetta qual è può stare da una parte o dall’altra.

Molto più importante Yermak, che a quanto pare è l’uomo di Londra – e dei liberal-neocon – a Kiev. Ed è lui che una fazione del “Servitore del popolo”, il partito di Zelensky, ha chiesto che fosse dimesso a seguito delle inchieste.

Tale fazione è guidata dal leader del “Servitore del popolo” al parlamento, David Arakhamia, che, per intendersi, è quello che a gennaio del 2024 rivelò che ad aprile del 2022 russi e ucraini avevano trovato un’intesa per chiudere il conflitto, saltata poi a causa di ingerenze esterne. Dichiarazioni che non piacquero al partito delle guerre infinite, tanto che fu costretto a ritrattare.

Incalzato dagli inquirenti e dalla richiesta di dimissioni, Yermak si è recato a Londra prima di recarsi al rendez-vous di Istanbul, dove presumibilmente ha cercato aiuto che, a quanto pare, ha trovato.

Tanto che ieri Zelensky ha sminuito le indagini affermando che “la corruzione è normale, c’è ovunque”. E, nella riunione di partito successiva, ha difeso a spada tratta Yermak, respingendo la richiesta di dimissioni. Allo stesso tempo, però, è fallito il tentativo di far fuori Arakhamia, prospettato dalla fazione opposta.

Yermak and Arakhamia stay, Bezugla is out. Results of the Servant of the People faction meeting with Zelenskyy.

Tutto come prima, quindi, uno stallo che si interseca con il momento di sospensione sulle trattative, mentre confliggono le opposte pressioni esterne, quella del partito della guerra e quella di quanti chiedono un accordo con la Russia. Intanto, la macelleria degli ucraini al fronte continua. Ma questo al partito della guerra non interessa.