7 Giugno 2025

La telefonata Xi - Trump, la lite con Musk e l'Isis a Gaza

di Davide Malacaria
La telefonata Xi - Trump, la lite con Musk e l'Isis a Gaza
Tempo di lettura: 4 minuti

Non è un caso che la telefonata tra Trump e Xi Jinping sia avvenuta il giorno successivo a quella tra il presidente americano e Putin. Tale tempistica, infatti, palesa quanto abbiamo scritto più volte, cioè che la presidenza Trump si pone come obiettivo quello di ristabilire quell’ordine mondiale che l’aggressività Usa post-11 settembre, successiva e necessitata dalla crisi del momento unipolare post ’89, ha devastato.

La telefonata Xi – Trump

Certo, in ballo c’era la questione dei dazi, ma ciò appartiene alla cronaca e alle banali controversie tra potenze, oltre che alle direttrici dell’amministrazione Usa. Ma c’è ben altro in ballo, come ben sanno i due imperatori.

Infatti, le diatribe di più basso livello non hanno interrotto quella spinta a un accordo globale con la Cina, prefigurato dall’invito a Xi per l’inaugurazione della nuova presidenza Usa – che corre in parallelo all’analogo processo avviato con Mosca – come dimostra lo scambio di inviti tra i due interlocutori a visitare i rispettivi Paesi.

La telefonata Xi - Trump, la lite con Musk e l'Isis a Gaza

Una spinta ben nota agli antagonisti di Trump, come evidenziano le lamentele di diversi funzionari americani ed europei, alle quali ha dato voce il media Bloomberg, che denunciano come nefasto il silenzio di Trump sul sostegno di Pechino a Mosca.

Ciò non è dovuto solo al fatto che l’interesse di Trump si limiti all’aspetto commerciale, come scrive Bloomberg, quanto perché il presidente americano ha assorbito e sta cercando di mettere in pratica – in modalità confusa, ambigua e contraddittoria – i suggerimenti di quello che fu il suo vero consigliere in politica estera durante il primo mandato, cioè Herny Kissinger, che nell’ultima fase della sua vita è stato il principale antagonista dei circoli neocon-liberal, alla cui lucida follia ideologica contrapponeva il suo pragmatismo realista.

Trump Refuses to Criticize China for Aiding Russia Because Trade Is More Important to Him - Bloomberg

Al di là del fatto che l’assertività trumpiana nei confronti della Cina sul piano commerciale ha messo a tacere le pulsioni per un confronto militare con essa, che nell’era Biden erano pane quotidiano, va sottolineato che la spinta per un accordo globale tripartito Washington-Pechino-Mosca passa necessariamente attraverso le forche caudine della conflittualità, più o meno accesa, che vige in un mondo ancora ferocemente caotico e intossicato dei miasmi dei dominus precedenti, che non hanno affatto mollato la presa, anzi.

Degno e necessitato corollario di questa telefonata, e per riprendere la nota pregressa, nello stesso giorno Trump ha avuto una conversazione telefonica con il nuovo presidente sudcoreano Lee Jae-myung, fautore di una distensione con Corea del Nord e Cina.

I due leader, entrambi scampati ad attentati che potevano costargli la vita, hanno parlato per venti minuti, ribadendo la necessità di conservare buoni rapporti tra i due Paesi. Ma il cenno più interessante  del report è certo quello in cui Lee ha raccontato al suo interlocutore di aver ricevuto in regalo “un cappello autografato da Trump” (si noti che l’antagonista di Lee, il precedente presidente golpista Yoon Suk Yeol, nel corso della campagna elettorale si spacciava per un trumpiano in salsa sudcoreana).

La lite Musk-Trump e il genocidio di Gaza

Comprendiamo che i nostri lettori saranno sorpresi che diamo più importanza alla telefonata tra Xi – Trump che al bisticcio tra quest’ultimo e Elon Musk, che furoreggia sui media, ma sinceramente al momento non ci appassiona.

Al di là che non sappiamo se sia una sceneggiata, una trovata magari per ripristinare la verginità di Musk, che l’abbraccio al tycoon ha leso con perdite colossali per la sua azienda; o magari per far pubblicare finalmente i file di Epstein, nei quali, a detta del signor Tesla, sarebbe presente anche il presidente (ma tanta élite trema molto più di lui), e che Trump non è riuscito a rendere pubblici.

Infine, non sembra che la lite sia destinata a durare, con Trump che ieri, negandosi a una telefonata di Elon, ha aggiunto “credo che non lo sentirò per un po’“, quindi aprendo a un riconciliazione postuma. E con il padre di Elon, più saggio del figlio, che ha detto che presto finirà.

Ecco, al netto di tali considerazioni, lo show di questi giorni appartiene di diritto a questa fase di decadenza dell’Impero, proseguendo nella linea che ha visto i democratici portare alla Casa Bianca un anziano malato che sembra sia stato eterodiretto, un po’ come accadeva ai presidenti dell’Urss al tempo della decadenza.

Non appassiona, anzi disgusta, che le élite bisticcino su tali quisquilie e che i media diano ampio spazio a tale show, mentre continua imperterrita la connivenza dell’Impero nel genocidio di Gaza.

Al di là della cronaca nera, che vede ogni giorno decine e decine di palestinesi uccisi in vario modo – da armi, stenti e malattie – colpisce il report sul commercio di armi tra Israele e Occidente illustrato dal ministero degli Esteri israeliano: solo nel 2024 Tel Aviv ha incassato oltre 14 miliardi di dollari per la vendita di armi, soprattutto in Europa, e ne ha ricevute sotto forma di aiuti per quasi 18 miliardi di dollari.

A proposito di Gaza, e per tornare alla citata nota pregressa, avevamo scritto come spesso in questi ultimi anni le guerre infinite dell’Impero abbiano visto una convergenza parallela tra baionette imperiali e Terrore: di questi giorni la denuncia, confermata da Netanyahu, di Avigdor Liberman, leader di Israel Beitenu, che vede Israele armare un gruppo di miliziani affiliato all’Isis contro Hamas. Nulla di nuovo, appunto. Tale milizie, peraltro, erano note per aver predato gli aiuti inviati a Gaza.

Gaza: Hamas security forces kill 20 aid looters 'linked to Israel, ISIS'

Risulta di tragica ironia ricordare quando Netanyahu paragonava Hamas all’Isis o le accuse secondo le quali Hamas saccheggiava gli aiuti. Mentre risulta di rinnovato interesse un articolo pubblicato su al Arabya nell’ormai lontano novembre 2024 dal titolo: “Le forze di sicurezza di Hamas uccidono 20 uomini legati a Israele e all’Isis mentre saccheggiavano gli aiuti”. Già, il meccanismo è attivo da tempo.

 

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