18 Ottobre 2023

L'eccidio dell'ospedale di Gaza

Oltre 500 i morti dell'ospedale di Gaza. Israele nega le responsabilità, ma nel mondo arabo, e non solo, non ci crede nessuno. Arriva Biden
Vittime e sopravvissuti dell'eccidio all'ospedale di Gaza
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Cinquecento le vittime del bombardamento dell’ospedale Baptist di Gaza, ma i numeri sono in aumento, anche perché, oltre ai malati, dava rifugio a migliaia di palestinesi in fuga dalle bombe.

La strage avviene in costanza dell’arrivo di Biden. L’America cerca di porre un freno alla guerra, quanto accaduto fa capire la criticità della missione. E coinvolge direttamente gli Stati Uniti nel massacro, che tutto il mondo arabo, e non solo, attribuisce alle bombe israeliane.

Eccidio dell’ospedale, versioni contrastanti

Israele si difende e spiega l’accaduto come un errore balistico della Jihad islamica: un suo razzo avrebbe colpito l’ospedale. Né avrebbero potuto ammettere la propria responsabilità, troppo eclatante l’eccidio. La tesi è supportata da tutti i mezzi di informazione israeliani, che non possono smentire il proprio esercito. Peraltro, i giornalisti e i media israeliani non in linea con la narrazione ufficiale stanno subendo pressioni fortissime, come denuncia l’editoriale di Haaretz.

L’IDF dice di avere di prove, tra le quali delle intercettazioni, che però non sono affidabili perché possono essere artefatte. Serve di più.

Il portavoce dell’esercito, contrammiraglio Daniel Hagari, nello spiegare l’accaduto, ha affermato che l’ordigno esploso non appartiene al loro arsenale e ha negato categoricamente che Israele colpisca deliberatamente gli ospedali.

Un reporter della BBC ha affermato che si trattava di un missile israeliano, troppo potente per essere un ordigno della jihad. Nella sua conferenza stampa, Hagari ha affermato che l’aumentata potenza dell’esplosione sarebbe dovuta al fatto che il missile della Jihad è caduto poco dopo il lancio e la presenza del combustibile ne avrebbe aumentato la potenza.

Nella stessa conferenza stampa, ha affermato che circa 450 missili lanciati dalla Striscia avrebbero fatto cilecca e sarebbero caduti in territorio palestinese. Tutte queste esplosioni, secondo la logica del carburante di cui sopra, avrebbero dovuto produrre altrettante stragi, ma non si sono registrate esplosioni di tal genere altrove nella Striscia.

La morte di Shireen Abu Akleh e la strage di Jabalia

Successivamente, ad Hagari è stato ricordata la morte della giornalista di al Jazeera Shireen Abu Akleh, avvenuta l’11 maggio del 2022, che Israele aveva attribuito a un colpo accidentale partito nel corso di una sparatoria e che la responsabilità avrebbe potuto essere palestinese, una ricostruzione poi smentita, tanto che l’esercito si è dovuto scusare: il colpo era partito da uno dei suoi soldati (accidentalmente secondo la ricostruzione ufficiale negata da al Jazeera),

Dato il precedente, nella conferenza stampa è stato chiesto ad Hagari perché il mondo dovrebbe fidarsi della versione data per l’ospedale. Hagari ha risposto che le indagini allora furono poco approfondite, a differenza di quelle esperite per l’ospedale.

Riportiamo un report ufficiale dell’IDF (Israel defence force) del 17 giugno del 2022, cioè più di un mese dopo l’uccisione della cronista (e non cinque ore dopo l’accaduto, tempistica per ricostruire la dinamica dell’esplosione dell’ospedale): “L’indagine dell’IDF conclude chiaramente che la signora Abu Akleh non è stata colpita intenzionalmente da un soldato dell’IDF e che non è possibile determinare se sia stata uccisa da un uomo armato palestinese che ha sparato indiscriminatamente verso la zona in cui si trovava o, inavvertitamente, da un soldato dell’IDF”.

Passando ad altro, lo scorso 9 ottobre, la strage del campo profughi di Jabalia, 50 le vittime. Stessa ricostruzione. Riportiamo da I24news: “Il momento dell’esplosione coincide con il lancio di razzi contro Israele. L’attacco che ha ucciso diversi bambini e ne ha feriti molti altri nel campo profughi di Jabalia, a Gaza, è dovuto a un lancio fallito di razzi da parte di terroristi palestinesi, ha detto sabato a i24NEWS  una fonte della sicurezza israeliana”.

“Dopo aver verificato con l’alto comando, possiamo dire con certezza che nessun razzo è stato lanciato dalle forze di difesa israeliane su quell’area in quel lasso di tempo”, ha detto la fonte. […] L’IDF ha successivamente diffuso un video che mostrava la breve traiettoria del razzo che ha colpito il campo profughi, lanciato dall’interno della Striscia di Gaza ed atterrato nei pressi”.

Tutto il mondo allora concluse che la responsabilità erano israeliane. Così il New York Times: “Attacchi aerei israeliani colpiscono mercati e moschee a Gaza, uccidendo decine di persone”. Tra gli obiettivi citati il NYT menzionava anche Jabalia. Questo il sottotitolo: “Gli attacchi hanno colpito anche due ospedali, scuole e infrastrutture, ha affermato l’ONU”. A proposito di ospedali.

Per quanto riguarda gli ospedali, riportiamo un report delle Nazioni Unite: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) condanna fermamente i ripetuti ordini di Israele di evacuare 22 ospedali che curano più di 2000 pazienti ricoverati nel nord di Gaza. L’evacuazione forzata di pazienti e operatori sanitari peggiorerà ulteriormente l’attuale catastrofe umanitaria e sanitaria pubblica”.

Nelle nebbia di guerra anche il giallo del video che avrebbe dovuto provare il missile della Jihad pubblicato da “due account ufficiali israeliani” e dall’ambasciatore presso gli Stati Uniti. Un filmato cancellato dopo che un cronista del New York Times, Aric Toler, aveva fatto notare che mostrava fatti avvenuti 40 minuti dopo l’accaduto (Newsweek). L’esercito israeliano ha poi dichiarato che si trattava di un account non loro.

Biden in Israele

Al di là del particolare, oggi Biden, parlando con Netanyahu, ha discolpato Israele, né poteva essere diversamente, anche se si è tenuto sul vago: “Sembra che siano stati gli altri”.

Questa resterà la versione ufficiale, nonostante il fatto che gli elementi di prova non siano ancora stati resi del tutto pubblici, intercettazioni a parte, e verificati da terze parti. L’America, l’Occidente in genere, a meno di incidenti, non può smentire pubblicamente Tel Aviv.

Tale la dinamica necessitata di questa guerra, che pure Tel Aviv non ha iniziato, come va ricordato. I 1300 morti israeliani e gli ostaggi in mano ad Hamas restano crimine inaccettabile.

Resta che, nel privato, la diplomazia d’Occidente, l’America in primis, tenterà di frenare per quanto possibile la mattanza e l’allargamento della guerra. Ma per quanto possano dire e fare politici e media occidentali, nessun arabo crederà a tale versione dei fatti (e tanti altri nel mondo). E la leadership dei Paesi arabi è compatta, come dimostra il fatto che al Sisi, il re giordano Abdullah e il presidente della Palestina Abu Abbas abbiano fatto saltare l’incontro con Biden dopo l’eccidio dell’ospedale.

Il rischio di una guerra su larga scala è altissimo. I pericoli per il mondo sono ovvi, ma non appaiono altrettanto ovvi in Israele. Tutto il focus della sua leadership è sulla eliminazione di Hamas e la liberazione degli ostaggi, poco importando che l’impiego di una forza spropositata possa innescare una reazione di Hezbollah o dell’Iran, che causerebbe morte e devastazione nello stato israeliano a un livello che farebbe impallidire quanto si è registrato finora.  Le due portaerei americane non salverebbero le città israeliane dall’arsenale iraniano.

Al tempo della Guerra Fredda la dottrina della mutua distruzione assicurata era basilare per elaborare strategie non auto-distruttive. Andrebbe ripresa.

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