18 Giugno 2015

L'immigrazione e le forze occulte della globalizzazione

L'immigrazione e le forze occulte della globalizzazione
Tempo di lettura: 2 minuti

«In tempi di mancanza di certezze esistenziali, della crescente precarizzazione, in un mondo in preda alla deregulation, i nuovi immigrati sono percepiti come messaggeri di cattive notizie. Ci ricordano quanto avremmo preferito rimuovere: ci rendono presente quanto forze potenti, globali, distanti di cui abbiamo sentito parlare, ma che rimangono per noi ineffabili, quanto queste forze misteriose siano in grado di determinare le nostre vite, senza curarsi e anzi ignorando le nostre autonome scelte». 

 

«Ora, i nuovi nomadi, gli immigrati, vittime collaterali di queste forze, per una sorta di logica perversa finiscono per essere percepiti come le avanguardie di un esercito ostile, truppe al servizio di forze misteriose appunto, che stanno piantando le tende in mezzo a noi. Gli immigrati ci ricordano in modo irritante quanto sia fragile il nostro benessere […] è un’abitudine, un uso umano, troppo umano, accusare e punire il messaggero per il duro e odioso messaggio di cui è il portatore. Deviamo la nostra rabbia nei confronti delle elusive e distanti forze della globalizzazione verso soggetti per così dire “vicari”, verso gli immigrati appunto». Così Zigmunt Bauman in un’intervista pubblicata sulla Repubblica del 15 giugno.

 

Conclude Bauman: «Qualunque sia il prezzo della solidarietà con le vittime collaterali e dirette delle forze della globalizzazione che regnano secondo il Divide et impera, qualunque sia il prezzo dei sacrifici che dovremo pagare nell’immediato, a lungo termine la solidarietà rimane l’unica via possibile per dare una forma realistica alla speranza di arginare futuri disastri e di non peggiorare la catastrofe in corso».

Intervista a cura di Wlodek Goldkorn, titolo “Siamo ostaggi del nostro benessere per questo gli immigrati ci fanno  paura”.

 

Nota a margine. Considerazioni interessanti quelle di Bauman, che potrebbero essere integrate da un cenno, sempre sul tema e sempre sulla Repubblica ma del giorno precedente, di Marek Halter: «Oggi il problema non è più redistribuire i migranti che sono a Calais o Lampedusa. Bisogna pensare ai milioni che seguiranno. Dobbiamo essere capaci di immaginare una soluzione globale per l’Africa. Abbiamo lasciato che la miseria devastasse un continente e ne paghiamo le conseguenze». (Titolo intervista: Marek Halter: “L’Occidente risponde solo con rifiuti ma le diseguaglianze le abbiamo create noi”).

 

Fenomeno complesso quello delle attuali migrazioni umane, che consente rendite (immense) alle forze occulte che le gestiscono e le alimentano e, anche se in misura minore, a quelle che vi si oppongono propugnando e alzando muri (fisici e culturali). Una sinergia di opposti difficile da sciogliere.

Mondo
22 Luglio 2024
Ucraina: il realismo di Haass