22 Maggio 2014

Maalula, la lingua di Gesù e il satanismo

Maalula, la lingua di Gesù e il satanismo
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Maalula, interno del monastero di Mar Tekla (prima della guerra)

«Una comunità antichissima, dove i circa 5mila abitanti – unici al mondo assieme al pugno di donne e uomini che vivono in un paio di villaggi nell’area – parlano ancora l’aramaico. L’unico luogo al mondo dove le messe vengono ancora celebrate in quella stessa “lingua del Gesù“. Di Maalula, località siriana, situata a circa 50 chilometri a Nord-Est della capitale Damasco, rimangono oggi letteralmente le rovine. L’area infatti è stata teatro, per sette mesi, della guerra tra le forze governative siriane e le forze dell’opposizione, tra cui i fondamentalisti di Al-Nusra, affiliata siriano-libanese di Al-Qaeda. Abbandonata a lungo dagli abitanti, è stata liberata dalle forze governative a metà aprile, giusto in tempo per permettere alla locale comunità cristiana (come il 5 per cento circa della popolazione di quel Paese) di celebrare la Pasqua. Ma gli abitanti, al ritorno, hanno trovato letteralmente l’ombra della città che avevano lasciato». Così inizia un articolo pubblicato dalla Repubblica del 19 maggio, che racconta della visita di un gruppo di giornalisti a Maalula, autorizzata dal governo siriano.

Oltre ad accennare alla devastazione della città, «dimore andate in fiamme, balconi collassati, finestre e porte che sono un antico ricordo», racconta della devastazione degli antichi monasteri di Mar Sarkis di Mar Takla. Di quest’ultimo si legge: «A vederlo oggi, sembra un cumulo di rifiuti, con molte incisioni cristiane divelte e abbandonate al suolo, e gli occhi letteralmente “cavati” da tutte le figure umane nei dipinti e nelle icone. Le stanze delle 12 suore che Al-Nusra aveva rapito in dicembre, e liberato tre mesi dopo, sono state date alle fiamme».

 

Nota a margine. La devastazione descritta non aggiunge forse nulla all’orrore siriano, ché l’uccisione di 150mila persone in una guerra feroce ha un valore infinitamente più grande della distruzione di alcuni monumenti, pur se così cari al cuore dei cristiani. Ma questo inutile incrudelirsi contro delle pietre solo perché si trovano in un luogo dove ancora è viva la lingua di Gesù racconta molto sulla follia di questa guerra. In particolare colpisce quell’accenno agli occhi cavati alle raffigurazioni sacre. Gesù, per l’Islam è un profeta, e la Madonna gode di una grande venerazione tra gli islamici. Così questo racconto è sintomatico di un aspetto di questa guerra, che nulla ha a che vedere con un confronto a sfondo religioso tra islam e cristianesimo, e tra appartenenze islamiche diverse, ma piuttosto a qualcosa che ha a che vedere con altro e più oscuro, che può essere indicato da una parola antica che sta tornando di stretta attualità: satanismo.

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