I neocon scaricano Mohamed bin Salman
Tempo di lettura: 3 minutiI neocon scaricano il principe ereditario saudita Mohamed bin Salman. Questo il senso del commento del senatore repubblicano Lindsey Graham al briefing sulla morte del giornalista Jamal Khashoggi, tenuto dalla direttrice della Cia Gina Haspel al Senato degli Stati Uniti.
I neocon e bin Salman
Nell’incontro riservato, al quale partecipava un selezionato gruppo di senatori bipartisan, la Haspel ha rivelato le informazioni in possesso dell’intelligence sul caso.
Il contenuto dell’incontro è segreto, ma, appena finito, Graham ha dichiarato ai giornalisti: penso che bin Salman “sia complice nell’assassinio di Khashoggi al più alto livello possibile”.
Il giudizio tombale ha fatto il giro del mondo, data l’autorevolezza del personaggio, portabandiera dei repubblicani neocon dopo la morte del senatore John McCain.
Tra gli invitati anche il senatore Chuck Schumer, baluardo neocon in ambito democratico, anche lui colpevolista. Una curiosità: Schumer ha definito il suo mandato “una missione affidatagli da Dio” per difendere Israele negli Stati Uniti.
“Il mio nome – ha detto – viene dalla parola shomer, guardiano […] Uno dei miei ruoli, molto importante nel Senato degli Stati Uniti, è di essere uno shomer – essere uno o lo shomer Yisrael. E continuerò ad esserlo con tutte le ossa del mio corpo… ” (Huffington Post).
Si potrebbe rilevare un conflitto di interesse, dato che il primo a prendere pubblicamente le difese di bin Salman è stato il presidente di Israele Netanyahu, che ha esortato l’America a sostenerlo per il suo “ruolo strategico”.
Al di là, lo scandalo dei neocon, in particolare di Graham, per la condotta del principe ereditario desta ulteriore curiosità.
Perché finora re Salman e il suo erede bin Salman sono stati alleati di ferro: avevano supportato le primavere arabe, la guerra in Libia, in Siria e altrove.
I neocon visti dall’Atlantico
Sul punto rimandiamo a quanto scritto su The Atlantic, rivista atlantista, nel 2014, e riportato da Maria Grazia Bruzzone sulla Stampa (non certo un foglio complottista) sull’incontro del 2014 tra John McCain, Lindsay Graham e il potente capo dei servizi segreti sauditi Bandar bin Sultan.
I due senatori erano andati a Riad a chiedere a Bandar di finanziare i cosiddetti ribelli siriani. Nel riportare la notizia, The Atlantic riferiva che il successo delle milizie anti-Assad era “dovuto al sostegno ricevuto da Qatar e Arabia Saudita”.
Così The Atlantic: “Il Qatar si è occupato di al-Nusra , dice un funzionario qatarino. Ma “l’ISIS è stato un progetto Saudita” , dichiara un altro funzionario. “L’ISIS può essere stato in larga parte opera della strategia coperta di Bandar in Siria”, si dice”.
“Conclusione: Mc Cain avrà avuto anche uno scopo ammirevole, liberarsi di un brutale dittatore (Assad) ma affidandosi a Bandar ne è uscito un mostro e non ne valeva la pena”.
Se riferiamo quanto scritto al tempo da The Atlantic è perché lo scandalo per l’omicidio Khashoggi di Graham, e del suo ambito neocon, appare un tantino strumentale.
Semplicemente non gli serve più e lo scaricano. Così fanno certi ambiti dei loro burattini. Il motivo è semplice: bin Salman, indebolito, ha cercato sostegno anche dall’odiato Putin, che McCain reputava più pericoloso dell’Isis.
Il nuovo rapporto tra i due ex nemici si è visto al G-20, quando bin Salman ha “dato il cinque” a Putin. E dopo ci ha fatto anche un accordo sul petrolio, per di più senza cercare il preventivo placet dei suoi referenti americani.
Da qui la corsa dei neocon per sostituire il burattino senza fili con un altro affiliato, nonostante Trump lo stia ancora sostenendo (quindi la corsa è anche contro il loro odiato presidente). E certi ambiti, quando scaricano, “l’è dura”.
Ps. Intanto, l’indebolimento del principe guerriero ha portato un risultato: in Svezia iniziano le trattative tra Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e ribelli Houti sulla guerra in Yemen, iniziata dall’ereditario di cui sopra. Una buona notizia, nonostante i tanti crimini e criminali, manifesti o occulti che siano.
Nella foto, visita del principe Mohamed bin Salman al Parlamento degli Stati Uniti del 2016. Accoglienza entusiasta di deputati e senatori, tra cui alcuni citati nella piccola nota (per il report della visita cliccare qui). Altri tempi.