22 Dicembre 2015

Putin, l'inchiesta su Blatter e gli Stati Uniti

Putin, l'inchiesta su Blatter e gli Stati Uniti
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La giustizia sportiva ha squalificato Joseph Blatter per otto anni, chiudendo così la sua lunga e controversa presidenza della Fifa. L’imperatore del calcio mondiale si porta con sé anche un re, anzi le Roi, quel Michel Platini che ha cavalcato l’onda giustizialista per tentare l’ascesa al potere. Sulla Repubblica del 22 dicembre Marco Mensurati scrive: «La conferenza stampa presso il Dipartimento di Giustizia, gli spettacolari blitz all’alba dell’Fbi, gli scoop in serie del New York Times. C’è tutta l’America, con la sua potenza e la sua mitologia nel furibondo attacco giudiziario mediatico che ha raso al suolo l’impero di Joseph Blatter».

 

Di seguito, Mensurati sottolinea un particolare importante: nella vicenda la Giustizia Usa ha deciso di agire contro le persone fisiche (la Fifa è parte lesa), con una «decisione in controtendenza, considerando come in altrettanto clamorose indagini contro banche (Bnp Paribas) e case automobilistiche (General Motors) si fece l’esatto opposto».

 

Per il cronista l’assertività degli Stati Uniti non sarebbe tanto motivata dalla volontà di togliere ai russi la gestione del prossimo mondiale, come dichiarato da Putin e Blatter, essendo questo ormai alle porte quindi irrevocabile, ma da altro. Anzitutto l’interesse sempre maggiore degli Stati Uniti per il mondo del calcio, considerato uno sport «strategico in termini politici», la cui gestione non poteva essere lasciata a una personalità ingestibile (Blatter non aveva accettato di escludere l’Iran dai mondiali tedeschi e non ha aderito alle sanzioni anti-Russia).

 

Inoltre, in gioco ci sarebbero grandi interessi: attorno del calcio ruotano tanti soldi, gestiti dalle multinazionali dello «sport marketing». La più importante, la Infront, guidata dal figlio di Blatter, Philippe, stava per chiudere un «contratto con il colosso cinese della Wanda» che aveva molto allarmato gli Stati Uniti. Un allarme che aveva fatto scattare report di intelligence diretti a vari governi, nei quali si metteva in guardia dai rischi geopolitici che comportava tale colossale operazione. «Pochi mesi dopo, il blitz che ha messo fine all’era Blatter», conclude Mensurati (Soldi, potere e politica la mano pesante Usa contro Cina e Russia nella guerra per la Fifa).

 

Nota a margine. Articolo di grande interesse, anche se l’ininfluenza della prossima assegnazione dei mondiali appare opinabile. Putin non avrebbe avuto alcun interesse a rilasciare certe dichiarazioni che, data la virulenza delle accuse mosse a Blatter, lo hanno esposto a critiche. Se lo ha fatto è evidente che aveva elementi in proposito (tra l’altro i servizi di informazione russi funzionano ancora discretamente). 

 

D’altronde i prossimi mondiali di calcio non sono solo un’opportunità economica per la Russia, ma anche, e soprattutto, un’opportunità geopolitica: un modo per rilanciare l’immagine del Paese e mettere in crisi la narrativa dell’isolamento internazionale di Mosca. Si è visto, tra l’altro, quanto Putin tenesse alle Olimpiadi invernali di Sochi, durante le quali, è bene ricordarlo in questa sede, si incendiò l’Ucraina.

 

Ciò non esclude le motivazioni addotte da Mensurati, in particolare l’ultima, dal momento che Mosca e Pechino, sotto la guida di Xi Jinping, conoscono prossimità senza precedenti.

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