7 Novembre 2018

Putin e Trump: ritorno al realismo

Putin e Trump: ritorno al realismo
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Putin ripone molte speranze in Trump. Lo ha anche detto a un Forum tenuto di recente a Sochi, spiegando che dopo le elezioni del 2020 Trump sarà più libero di portare avanti la sua politica.

A spiegare il senso di Putin per Trump è Dmitri Trenin, direttore del Carnegie Moscow Centre in un articolo pubblicato su Politico, del quale riportiamo alcuni brani.

Gli Usa e l’universalismo liberale

“Ciò che Putin ritiene positivo per la Russia – spiega Trenin – è lo scompiglio che Trump sta creando nel sistema globale al quale gli Stati Uniti hanno aderito dalla fine della Guerra Fredda”.

“Trump – aggiunge l’analista – sta sostituendo l’universalismo liberale con una politica da grande potenza non più fondata sulla promozione di valori sostenuti dagli Stati Uniti”.

“Certo, è una politica basata sulla forza – spiega Trenin -, ma è chiaramente preferibile alla politica dei valori, poiché si basa su un approccio transazionale agli affari internazionali e consente il compromesso”.

Ciò che più importa a Mosca, scrive ancora Trenin, “è che Washington si concentri sui suoi interessi e non cerchi di imporsi agli altri”.

L’attenzione che Trump ha riposto “sulla rivalità tra grandi potenze, inclusa la Russia, è benvenuta a Putin. In primo luogo perché è d’accordo con la sua visione realista delle relazioni internazionali. In secondo luogo perché riconosce lo status di grande potenza alla Russia”.

Prima di Trump, Obama

Il passaggio dell’America dalla posizione universalista a quella più nazionalista, per Trenin, in realtà ebbe inizio con Obama, che avviò un ridimensionamento dell’assertività globale degli Stati Uniti.

Trump ha solo “accelerato” il processo. E le sue azioni “stanno cambiando il mondo in direzione del multipolarismo”.

Annotazione di grande interesse, che spiega come le distanze tra Obama e Trump siano meno abissali di quanto appaiano.

Tanto che ambedue hanno trovato contrasto dallo stesso ambito, ovvero l’asse liberal-neocon, molto più forte con Obama che oggi, dato il pregresso strapotere della Clinton.

Cenno che ha una subordinata: ridimensionando la Clinton e i liberal in ambito democratico, in parallelo con Sanders, Obama ha reso Trump un po’ più libero.

Considerazione da tener presente per comprendere dinamiche vecchie e nuove.

La via di Putin

I grandi imperi, scrive Trenin, che appaiono invincibili dall’esterno, finiscono quando “perdono l’interesse di portare il peso dell’egemonia o della leadership”.

E conclude: “Quando Putin è salito al potere quasi 19 anni fa, poteva sembrare che mentre gran parte del mondo era uscita dal XX° secolo per entrare nel XXI°, Mosca aveva scelto un’altra via”.

“Oggi gran parte del mondo sta seguendo la strada della Russia, inclusa l’amministrazione Trump. Ciò significa che, nonostante tutta la disparità di potere e la differenza di interessi, il Cremlino e la Casa Bianca adesso parlano la stessa lingua. E dialogano”.

Cenni di rara intelligenza. Quel che si sta consumando a livello globale è lo scontro per un ritorno a quel realismo politico che da tempo è stato costretto in un angolo da un approccio ideologico (ed esoterico) alla realtà e alle dinamiche del mondo.

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