12 Settembre 2018

I teocon e il crollo del Pontefice

I teocon e il crollo del Pontefice
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Abbiamo accennato al dossier Viganò in altra nota (vedi Piccolenote). Va aggiunto, necessita, che la richiesta di dimissioni del Pontefice, con la quale si chiude la missiva accusatoria, non appartiene alla fede cristiana.

Dimettere Gesù?

Il Papa non è un funzionario né l’amministratore delegato di un’azienda del quale chiedere le dimissioni per mancanze del suo Ufficio.

Può essere criticato, contestato, ma chiederne le dimissioni vuol dire non sapere neanche quale sia l’essenza della Chiesa, che cioè essa appartiene al suo Signore.

Dante ha messo papi all’inferno, né sono mancati pontefici che hanno infangato la Cattedra di Pietro. Ma dimissioni…

Non si tratta solo di Diritto canonico, secondo il quale solo il Papa può decidere di rinunciare, ma di non aver ben presente cosa sia il Pontefice. Pure il più indegno è vicario di Cristo.

Se si tiene presente tale titolo, l’improvvida richiesta appare in tutta la sua assurdità: come chiedere le dimissioni di Gesù…

Un’enormità, che dà il senso di un attacco portato secondo dinamismi e ideologie del tutto mondani.

Come mondani appaiono gli obiettivi, anche non fossero solo legati a una semplice lotta di potere (e così non è), ma votati al bene della Chiesa.

Infatti, anche se la richiesta fosse in buona fede, l’idea che un cambio-papa possa sanare la Chiesa appare del tutto fuori fase.

Perché la Chiesa la salva il Signore, come e quando vuole lui. Logica mondana, appunto.

Il Pontefice dei teocon

Ma se l’attacco è stato mondano ciò non è dovuto solo al deficit di fede di cui sopra. Chi l’ha concepito, nell’ombra, sapeva bene quel che faceva. Cioè che alcuni ambiti internazionali sognano un regime-change nella Chiesa.

Abbiamo detto, nella nota citata, che c’è chi spera in una riedizione del terribile ’78, l’anno dei tre papi: Montini, Luciani, Wojtyla.

Allora l’elezione di Karol Wojtyla andò a coincidere con una spinta verso un cambiamento del mondo. Si doveva abbattere l’Urss per costruire un nuovo ordine mondiale.

Per sensibilità e storia, il Pontificato di Giovanni Paolo II in qualche modo sembrò assecondare tale spinta (anche se non lesinò critiche al grande Capitale).

Tanto che è narrazione comune la favola del Papa che affondò il comunismo.

Ecco, oggi soffia forte il vento maccartista. Sembra essere tornati non tanto alla Guerra Fredda, come da narrazioni comuni, ché la divisione di Yalta creò un bipolarismo globale.

Quanto piuttosto ai giorni nei quali l’Urss fu affondata. C’è chi oggi sogna un papa cappellano d’Occidente.

Un papato cioè che favorisca la spinta di contrasto anti-russa (ai loro occhi decisiva, come nella narrazione cucita su Wojtyla) in questa lotta all’ultimo sangue ingaggiata dai neocon contro Mosca.

Da questo punto di vista quanto avvenuto in questi giorni non ha nulla di nuovo: l’alleanza tra neocon e teocon è storia recente quanto attuale.

Palesatasi nel post 11 settembre, essa ha continuato a scorrere sottotraccia, come un fiume carsico.

Una convergenza che non è solo alleanza strategica, ma è prodotta da affinità esoterica, stante che la gnosi teocon (o cattosatanismo, vedi nota citata) vede convergenze parallele con l’esoterismo proprio dell’ideologia neocon, votata alla “creazione” di un nuovo (dis)ordine mondiale.

Un cenno al quale va aggiunto, per completezza, che la convergenza irrevocabile tra neocon e liberal (entrambi prodotti del ’68) si dà anche nella Chiesa.

In quest’ultima, infatti, teocon e certo progressismo cosiddetto cattolico giocano partite apparentemente contrastanti eppure del tutto convergenti (d’altronde la gnosi suddetta e il pelagianesimo, proprio di quest’ultimo ambito, hanno stessi fondamenti).

L’attacco alla Chiesa (e non solo a papa Francesco), sembra oggi sopito. Ma non è affatto finito. Il crollo del Pontefice è ormai obiettivo strategico.

A quanti hanno a cuore la Chiesa, al di là della sintonia che può suscitare Francesco, s’addice la prudenza e, soprattutto, la preghiera.

Ps. La crisi della pedofilia è “l’11 settembre della Chiesa“. Così ieri monsignor Georg Gaenswein, segretario di papa Benedetto XVI. Sintesi efficace.

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