14 Maggio 2019

Trump annuncia incontri con Putin e Xi Jinping

Trump annuncia incontri con Putin e Xi Jinping
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Trump annuncia che il prossimo mese incontrerà Putin e Xi Jinping a margine del G20 che si terrà in Giappone, anche se la location del summit col presidente russo potrebbe essere  altrove.

Annuncio a sorpresa che contrasta i venti di guerra che s’addensano sul Medio oriente, rafforzati dall’asserito sabotaggio di quattro navi presso lo Stretto di Hormuz.

Il misterioso sabotaggio di Hormuz

Un sabotaggio che diversi media e analisti hanno attribuito all’Iran o a suoi alleati regionali. Anche gli Usa sarebbero giunti a tale conclusione, come “sparato” ieri da alcuni media, nonostante al momento non vi sia alcuna accusa ufficiale.

Anzi, la vicenda è tenuta sottotraccia, probabilmente per non accrescere i rischi di un conflitto. Ma è anche probabile che a giocare in tal senso siano soprattutto i dubbi su quanto riferito dalle fonti emiratine e saudite, dal momento che le loro informazioni risultano aleatorie e contraddittorie.

Trump annuncia incontri con Putin e Xi Jinping

Non esistono immagini significative, né si capisce bene cosa sia successo. Le notizie di esplosioni al porto di Fujairah, riferite da fonti iraniane e libanesi ma anche da Debkafile (che ha contatti nell’intelligence israeliana), sono state smentite.

Si sarebbe trattato invece di atti di sabotaggio avvenuti al largo del porto, anche se non è stata data alcuna specifica: le navi sono state attaccate da altri navigli? Si sono verificate esplosioni a bordo?

Mentre le domande sulle responsabilità ruotano spesso sull’interrogativo di fondo: a chi giova? Patrick Cokburn sul Guardian, ricordando la moderazione mostrata da Teheran a fronte delle provocazioni Usa, scrive: “Sembra improbabile che [Teheran] abbia avuto un ruolo nell’attacco alle petroliere saudite” (attacco che peraltro definisce “misterioso”).

Il viaggio di Pompeo

Così se l’incidente è riuscito a sconvolgere il calendario del viaggio in Russia di Mike Pompeo, che ha annullato il primo giorno di visita, non è riuscito però a cancellarlo del tutto e il Segretario di Stato Usa si è incontrato egualmente con Lavrov e Putin (con quest’ultimo avrebbe dovuto incontrarsi il giorno precedente).

Una visita nella quale si parlerà anche del summit Trump-Putin, come da rilancio previo del presidente Usa.

Ma è interessante che Trump abbia parlato anche di un incontro con Xi Jinping, rilanciando l’ipotesi di un accordo trilaterale tra le grandi potenze.

E ciò, nonostante la guerra stellare sul commercio che infuria sull’asse Washington-Pechino, che ha portato gli Usa a innalzare dazi sulle merci cinesi e i cinesi a fare lo stesso sui prodotti Usa.

Wang-yi

Wang-Yi

Proprio l’annuncio dell’incontro Trump-Xi, al quale si sono aggiunte le rassicurazioni del ministro degli Esteri Wang Yi – il quale ha affermato che americani e cinesi hanno “capacità e la saggezza” sufficienti per trovare un accordo -, hanno placato la tempesta che stava squassando le Borse mondiali.

Nella tempesta, dunque, commerciale e bellica, il rilancio di un accordo globale Usa-Russia-Cina. L’intesa dovrebbe riguardare le armi nucleari, spiegano i media, anche se ciò è invero arduo data la legittima diffidenza cinese (vedi Piccolenote).

E però l’idea di cercare convergenze sul tema sottende un dialogo a tutto campo, nel quale stemperare le attuali tensioni.

Intanto, per quel che vale, ovvero il contingente, nella visita di Pompeo in Russia si è parlato proprio di porre fine alla sfiducia reciproca e riavviare i logorati legami.

L’Eurovision

La crisi iraniana incombe, e presto, finito l’Eurovision, è probabile che Netanyahu si unirà alle danze, mentre oggi tace per non alimentare tensioni durante lo svolgimento del festival della canzone (che ha fortemente voluto si tenesse in Israele).

Né rassicura l’annuncio che Bolton sta approntando un piano per inviare contro l’Iran 120mila soldati (progetto invero impegnativo: gli Usa rischiano tanto; peraltro ieri Trump ha smentito… ).

Eppure c’è qualcosa di frusto nell’azione dei falchi Usa. E di stonato. La loro stolida aggressività, peraltro un po’ spuntata – come dimostra il fallito golpe in Venezuela -, inizia a stancare anche ambiti che finora si sono fatti trascinare nelle loro nefaste avventure belliche.

 

 

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