22 Ottobre 2025

Trump frena sugli incontri con Putin e Xi, ma non li esclude

di Davide Malacaria
Trump frena sugli incontri con Putin e Xi, ma non li esclude
Tempo di lettura: 4 minuti

“Donald Trump ha dichiarato di non volere “sprecare un incontro’ dopo che l’ipotesi di tenere colloqui faccia a faccia con il suo omologo russo Vladimir Putin sulla guerra ucraina è stato sospeso”. Così l’incipit la BBC che ricalca quanto strillano, giubilanti, più o meno tutti i media occidentali.

Trump says he did not want 'wasted meeting' after plan for Putin talks shelved

Ad annunciare per prima l’annullamento una fonte interna alla Casa Bianca, annuncio anch’esso rilanciato con giubilo dai media di cui sopra e che seguiva quello dell’annullamento dell’incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri, che doveva precedere il summit tra i presidenti.

Bene, se vero che l’incontro tra i due ministri degli Esteri è stato sospeso dopo la telefonata “produttiva” tra gli interessati, non sembra sia stato ricacciato oltre l’orizzonte degli eventi, come da narrazione generalizzata, tanto che il Wall Street Journal riferiva che i due Paesi stavano ancora lavorando per realizzarlo.

Rubio and Lavrov to continue planning possible Trump-Putin meeting, WSJ says

Ancora più stravagante la distorsione delle dichiarazioni di Trump, il quale, richiesto sull’annullamento del suo incontro con Putin e se ciò comportasse un ripensamento sull’invio dei missili Tomahawk a Kiev, rispondeva: “No, no, non voglio che l’incontro sia inutile, non voglio perdere tempo […] vedremo quel che succede, non abbiamo ancora deciso” (video).

Insomma, ha reiterato il niet all’invio dei missili a lungo raggio Tomahawk, al quale il partito della guerra non si è rassegnato, tanto che Zelensky è tornato alla carica con un post su X: “Continueremo a confrontarci con europei e americani sulle capacità a lungo raggio”. Inoltre, Trump ha detto che sull’incontro non ha ancora deciso, che è tutt’altra cosa dai report dei media.

Zelensky: Tomahawk spina nel fianco per la Russia

Proprio questa distorsione generalizzata, un vero e proprio coro, segnala quanto sia forte l’influenza del potere reale a cui tali media fanno da cassa di risonanza, allineandosi ai suoi imput.

L’imperatore non può non tener conto di tale potere, anche perché la pressione dei media è solo un aspetto delle pressioni che esso esercita: nell’Impero, nelle colonie e all’interno dello stesso governo statunitense, che risponde a Trump solo in parte.

E ieri qualcosa deve essere successo perché alla frenata sull’incontro con Putin è corrisposta la frenata sull’incontro con Xi, che Trump aveva annunciato in parallelo al summit con lo zar. Parlando della Cina, ha dichiarato che, sebbene egli abbia un “buon rapporto con Xi”, permangono difficoltà e forse l’incontro “non si farà” (nello specifico ha detto che le titubanze verrebbero dalla controparte).

Insomma, un giorno di “stop”, dopo i precedenti “go”. Evidentemente il successo – benché più che criticabile nella prospettiva – nel porre un freno alla soluzione finale dei palestinesi aveva illuso Trump che poteva osare. Il potere reale gli ha fatto capire che il suo strappo era improvvido.

Da qui la frenata, con possibilità di chiusura o rilancio. I due vertici paralleli difficilmente avrebbero dato esiti nel breve – forse qualcosa con Xi –  avendo come scopo rilanciare, in via simbolica, la prospettiva sottesa alla volubile, e spesso folle, geopolitica di Trump, cioè l’accordo di massima con Pechino e Mosca su un nuovo ordine mondiale. Tale rilancio, quindi, può attendere. Ma restano i fatti. E i fatti sono pesanti.

Il primo è che Trump, con la conversazione telefonica con Putin prima dell’incontro con Zelensky, ha sotterrato, almeno in via provvisoria, l’idea di un’escalation contro la Russia gestita da Washington. L’Europa dovrà continuare a lavorare da sola sul punto, a meno di ripensamenti sull’isteria antirussa che l’affligge (ripensamento improbabile).

Il secondo fatto riguarda la Cina e sta tutto in un cenno di Trump. Interpellato su un allarme del Pentagono che dava per certa l’invasione di Taiwan nel 2027, rispondeva: “Non credo affatto che il presidente Xi [persegua] questo. Penso che andremo molto d’accordo per quanto riguarda Taiwan e altri Paesi”.

Un cambiamento tettonico rispetto all’amministrazione Biden che ha brandito tale asserita minaccia per alimentare l’indipendentismo dell’isola e il suo riarmo, incendiando lo scontro con la Cina.

Peraltro, tale postura spiega perché la Us Navy sta tenendo un profilo basso sul Mar cinese meridionale e lo Stretto di Taiwan, limitando le manovre-provocazioni su quelle acque, che in precedenza erano all’ordine del giorno e innescavano continui attriti con Pechino.

La competizione è forte, l’America resta aggressiva, ma tutto rimane sul piano commerciale, evitando la corsa alla guerra con il Dragone che era data come inevitabile.

Quanto alla guerra ucraina, non ci sono ancora le condizioni per una via di uscita, che avrà come necessario esito “territorio per la Russia, solide garanzie di sicurezza per l’Ucraina”, come deve ammettere anche l’editoriale del Washington Post, pur se consegnato alle ragioni della guerra.

Now it’s obvious what works on Putin

Troppo l’attivismo della Ue, ormai gestita dai “volenterosi”, cioè da neocon Usa e Londra, città dove domani i suddetti si incontreranno per stilare un piano di pace che ha come condizione primaria e non negoziabile il cessate il fuoco sulle attuali linee del fronte, condizione che Mosca ha già rigettato perché teme una ripetizione degli accordi-trappola di Minsk (vedi Piccolenote).

Bizzarri questi volenterosi: parlano solo di sostenere Kiev e contrastare la Russia in ogni modo, senza prendere neanche in considerazione i negoziati. Poi, quando Trump prova a intavolare trattative con Mosca, si precipitano a redigere piani di pace inaccettabili dalla controparte. È accaduto per il vertice di Anchorage, si ripete con noiosa ovvietà.

Per la cronaca, ieri un’automobile ha investito un posto di blocco della Casa Bianca, a poche centinaia di metri dall’edificio presidenziale, allarmando la sicurezza. Altro incidente di percorso dopo quelli di sabato e domenica (vedi Piccolenote).

Piccolenote è collegato da affinità elettive a InsideOver. Invitiamo i nostri lettori a prenderne visione e, se di gradimento, a sostenerlo tramite abbonamento.