13 Settembre 2022

Ucraina. Ignatius: Zelensky non deve superare la soglia strategica

Militari ucraini. Ucraina. Ignatius: Zelensky non deve superare la soglia strategica
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Mentre l’Occidente esalta la vittoria ucraina, alcune puntualizzazioni che riprendiamo da una nota di Scott Ritter, ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, che appare sensata (Consortiumnews).

La prima è che l’offensiva ucraina ha avuto successo perché i russi si sono ritirati per evitare di essere travolti e per attestarsi in un’area più difendibile. L’esercito di Mosca, dunque, a fronte di ampie perdite territoriali, è riuscito a contenere le vittime, al contrario dei loro nemici, che hanno comunque subito il fuoco di sbarramento.

Insomma, un po’ quanto è avvenuto nella prima fase, quando i russi si sono ritirati da Kiev, anche se allora fu una loro decisione strategica e in questo caso una necessità imposta dall’avversario.

Il nuovo esercito NATO in Ucraina

La seconda puntualizzazione è che siamo entrati in una terza fase della guerra. Dopo la prima fase, cioè l’avanzata dei russi fino a Kiev, il conflitto si era spostato nel Donbass, dove finora si è consumata la seconda fase, che ha visto l’esercito russo scontrarsi con quello ucraino, ancora modellato secondo lo schema sovietico, e triturarlo.

Ma mentre il vecchio esercito ucraino veniva macellato al fronte, dietro le linee se ne stava costruendo un altro più moderno e meglio armato, una vera e propria forza Nato, solo formalmente guidato da ucraini (Ritter non lo dice, ma le sue fila sono affollate di mercenari stranieri, leggi soldati Nato in incognito, immortalati nei video che girano su Telegram).

Così questa nuova fase della guerra vede uno scontro diretto tra Nato e Russia, con conseguenze sul campo di battaglia. I russi ne sono stati sorpresi e certo la loro debacle è figlia di tanti errori di intelligence e valutazione.

Infatti, l’offensiva vincente, quella nell’oblast di Kharkiv, non è stata prevista e le seconde linee, poste a presidio mobile in caso di contrattacco, sono risultate inefficaci contro lo strapotere avversario.

Detto questo, come scrive Ritter, un conto è una battaglia, un conto è la guerra, che non è certo finita, anzi. Tanto che Ritter conclude affermando che la Russia, nonostante i rovesci, è destinata a vincere, nei tempi e nei modi che solo il tempo dipanerà, ché le dinamiche di una guerra sono difficili da prevedere.

Possibile che quella di Ritter sia una lettura di parte, accusa che gli viene mossa per le sue analisi in controtendenza, ma è confortata da un analista di alto livello nonché atlantista di ferro.

Si tratta di David Ignatius, che in un articolo per il Washington Post si associa al gaudio generale dell’Occidente per le vittorie ucraine. Eppure, nel giubilo, nel raccontare come Zelensky, onusto di gloria, parli di liberare tutto il territorio occupato, ammonisce che il presidente ucraino “deve sapere che per ora ciò non è realistico“.

Vincenti e perdenti

In altra parte, irridendo Putin, che starebbe scoprendo amaramente che la guerra non va secondo i piani, spiega che egli ha due opzioni. Anzitutto liberare la macchina bellica russa dai freni che l’hanno imbrigliata finora (come peraltro chiedono tanti nazionalisti russi, cosa peraltro che si tende a dimenticare in Occidente: senza il freno dello zar, saremmo già nella terza guerra mondiale..:).

Sul punto, infatti, Ignatius ricorda come la Nato abbia violato diverse “linee rosse” indicate da Putin, il quale “ha messo in guardia dal fornire a Kiev armi mortali e l’amministrazione Biden lo ha fatto comunque. Ha implicitamente messo in guardia dal fornire armi di precisione come i missili HIMARS che potrebbero colpire i centri di comando russi, ma il presidente Biden lo ha fatto comunque”.

“Questo è uno dei motivi per cui Zelensky farebbe bene a evitare di oltrepassare una soglia strategica. Per quanto sconsiderato e distruttivo sia stato Putin finora, può fare molto di peggio”.

Già, ad esempio incenerire l’Ucraina al modo in cui gli Usa fecero con l’Iraq. Non con armi nucleari tattiche, come paventa l’ex Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa John Bolton (The Hill), che da tempo lavora per incendiare il mondo, ma dando fondo all’arsenale russo (che comprende, ad esempio, il cosiddetto “padre di tutte le bombe“: un ordigno convenzionale potente come un’atomica).

Tale scenario non è ancora a tema, per fortuna, e anzi potrebbe darsi uno scenario alternativo alquanto sorprendente: “Putin – scrive Ignatius – potrebbe dichiarare la vittoria al ribasso. Potrebbe dire che la sua operazione militare speciale non ha mai riguardato Kherson e Kharkiv [le regioni più interessate dalla controffensiva ucraina ndr]”.

“Si trattava, in realtà, solo di proteggere Donetsk e Luhansk, le due città di lingua russa dell’est” e di tenere anche la Crimea, un obiettivo, quest’ultimo, “sentimentale per il quale Putin potrebbe effettivamente rischiare una guerra totale” (in realtà, l’interesse per la Crimea non ha nulla di sentimentale: è semplicemente lo sbocco al Mediterraneo imprescindibile per la flotta russa).

Insomma, se la ragione prende il sopravvento, questa vittoria ucraina potrebbe aprire finestre di opportunità per un negoziato, tema che in questi giorni è brandito a vari livelli (tra le iniziative più rilevanti quella del presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, – riferita dalla Reuters – che presenterà all’Onu un piano di pace; se si tiene conto che egli non è schierato con la Nato, la cosa è ancora più interessante).

L’impossibile defenestrazione di Putin

Purtroppo il “se” sul quale sta o cade la possibilità succitata è un vero e proprio macigno. Gli atlantisti non mollano e anzi potrebbero essere talmente intossicati dalle vittorie di questi giorni da cadere nella tentazione di cristallizzarle, per evitare la risposta di Mosca.

Anche per questo preoccupa l’allarme lanciato dai russi sulla preparazione di un attacco nella zona di Zaporizhzhia, dove gli ucraini starebbero ammassando armamento pesante in prima linea.

Un attacco in grande stile nell’area rischia di scatenare un incidente nucleare, ma a quanto pare la Nato, che supervisiona il tutto, non se ne preoccupa, anzi. D’altronde la premier britannica Liz Truss l’ha anche dichiarato: pur di vincere questa maledetta guerra sono disposti ad arrivare all'”annientamento globale“.

Infine, una postilla sul possibile defenestramento di Putin dopo la disfatta attuale, eventualità molto dibattuta dai media occidentali. Tale possibilità, in realtà, non si verificherà “mai”, scrive Ignatius: “Non c’è nessuno che possa succedergli […]. Se domani si ritirasse, il leader a interim della Russia sarebbe il primo ministro Mikhail Mishustin, ex capo del servizio fiscale russo. Hai mai sentito parlare di lui? Ovviamente no. Questo è il punto”. Alimentare una narrazione contraria non aiuta a dissipare le nebbie che si addensano sul conflitto né a trovare vie di uscita da esso.

 

 

 

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