19 Luglio 2023

USA: Kiev deve attaccare. I russi ammassano truppe

Artiglieria di Kiev in azione
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Gli USA starebbero facendo pressioni perché Kiev lanci le sue forze rimanenti contro il nemico. Di ieri infatti un articolo del Washington post che nel titolo recitava: “Gli Stati Uniti sollecitano una svolta decisiva”,  nel quale si sosteneva la necessità di un ulteriore sforzo offensivo ucraino.

Sarebbe un massacro epocale, tanto che gli ucraini frenano, come si legge sul giornale USA. Se tale attacco non verrà effettuato, però, non sarà per preservare i militari ucraini, dei quali non importa nulla a nessuno (esemplare, in tal senso, l’annotazione di Ignatius, sempre sul WP), ma perché la mattanza potrebbe lasciare Kiev del tutto indifesa.

Allo stesso tempo, se tutto resterà com’è adesso, come scriveva ieri Robert Clark sul Telegraph, Kiev e l’Occidente dovranno prendere atto di “una sconfitta devastante” e accettare un endgame che lasci a Mosca il controllo di parte dell’Ucraina.

Tale prospettiva sarebbe favorita dalla variabile tempo. Scrive Clark: “La variabile tempo non è dalla loro parte. In guerra, il tempo è forse il fattore più crudele e più immutabile. Lo abbiamo visto nell’operazione NATO in Afghanistan, durante la quale i talebani si sono divertiti molto a ripetere un famoso proverbio afghano; ‘Puoi avere gli orologi, ma noi abbiamo il tempo’”.

Il generale inverno vale anche per Kiev

Se tutto resta così, sostiene Clark, nell’inverno del prossimo anno, quando le operazioni si fermeranno a causa del freddo e Biden sarà distratto dalla campagna elettorale, si arriverà all’accordo di cui sopra.

Non è proprio così. La quasi totalità degli analisti occidentali tende a dimenticare che la Russia ha vinto Napoleone e Hitler proprio durante l’inverno (il generale inverno).

Inoltre, durante la campagna elettorale, Biden potrebbe non gradire di essere accusato di aver ceduto alla Russia (nessun presidente americano, registrava la Arendt in una sua opera, vuole passare alla storia per aver perso una guerra, motivo del prolungamento di tanti conflitti precedenti).

Ma, nonostante l’inesattezza dei motivi, il fattore tempo resta pur essenziale perché, se lo stallo si prolungherà fino al prossimo inverno, lo scenario di un cessate il fuoco in stile coreano è possibile: l’esercito ucraino, infatti, potrebbe arrivarci degradato fino quasi al collasso e la NATO potrebbe aver esaurito le scorte (e a meno di far ricorso ad archi e frecce…).

Resta che gli analisti NATO fanno sempre i conti senza l’oste. La Russia ha ammassato 100mila truppe aviotrasportate, 900 carri armati e oltre 500 sistemi di artiglieria verso Kupyansk, sul fronte orientale. E potrebbe mobilitare parte dell’aviazione finora lasciata a terra (ha più di 4mila velivoli militari).

Nessuno si aspettava che i russi si muovessero in questa fase, che doveva essere dominata dall’offensiva ucraina. Invece tale dispiegamento segnala che potrebbe accadere.

Se ciò accadesse. resta da capire quanto l’attacco sarà dirompente. A stare alle tattiche russe e a quanto schierato (i tanti carri armati) potrebbero apprestarsi a sfondare il fronte per circondare una parte dell’armata ucraina. Ma siamo nel campo dell’aleatorio dati i rischi connessi a un’offensiva.

NATO, la vacuità al potere

Concludiamo con un’osservazione alquanto ovvia, ma che pure va fatta. La controffensiva ucraina è stata studiata dai più eminenti generali e strateghi NATO. Lo sanno tutti, lo ha detto chiaramente anche Victoria Nuland.

Victoria Nuland distribuisce viveri in Piazza Maidan a Kiev

Victoria Nuland in Piazza Maidan

Ora che è fallita, la NATO ritira la mano, incolpando dell’insuccesso gli ucraini. Con ciò non si vuole solo sottolineare lo scacco epocale subito dall’Alleanza Atlantica (che ha trattato la Russia come fosse l’Iraq), ma anche il fatto che quanti hanno guidato gli ucraini a un inutile massacro sono ancora ai loro posti, a iniziare dal Segretario Jens Stoltenberg, il cui incarico è stato rinnovato.

Irresponsabili – cioè non devono render conto dei loro errori – perché indispensabili alla lobby militar industriale, nonché ad essa fedelissimi, continuano a guidare le danze. Tutto a vantaggio dei russi.

Il rinnovo (di un anno) di Stoltemberg merita una notazione a margine. A capo della NATO si era candidato Ben Wallace, ministro della Difesa britannico. La sua ascesa si è scontrata con il veto Usa.

Due i motivi del niet, scrive MK Bhadrakumar su Indianpunchline: sia perché Wallace avrebbe rafforzato troppo il peso della Gran Bretagna nell’asse anglosassone e nel mondo; sia perché è ritenuto troppo aggressivo nell’ambito della guerra ucraina.

L’establishment Usa, quello più ragionevole, pur titillandosi con la terza guerra mondiale attraverso la tattica dell’escalation graduale (Javelot, HIMARS, Patriot, F-16, bombe a grappolo…), non vuole imboccare decisamente tale strada distruttiva. Sconfitto alla NATO, Wallace ha annunciato le dimissioni anche da ministro.

 

 

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