18 Marzo 2019

Venezuela: russi e americani si incontrano a Roma

Venezuela: russi e americani si incontrano a Roma
Tempo di lettura: 3 minuti

Russi e americani si incontrano per parlare di Venezuela In Italia, dove arrivano il rappresentante degli Stati Uniti per il Venezuela, Elliot Abrams, e Sergei Ryabkov, vice-ministro degli Esteri russo.

Washington ha ingaggiato un duello con le autorità di Caracas, dichiarando illegittimo l’attuale presidente Nicolas Maduro, che dovrebbe esser sostituito dall’autoproclamato presidente Juan Guaidò.

Una presa di posizione che secondo i disegni Usa avrebbe dovuto portare alla subitanea caduta del caudillo, che invece, nonostante tutto, resiste.

La crisi ha portata globale, dato che agli Usa si sono aggregati Paesi europei e latinoamericani, contrapponendosi ai tanti Paesi che sostengono Maduro, tra i quali russi e cinesi.

Posizioni opposte o ricerca di un compromesso

Una crisi globale non si risolve se non attraverso una soluzione globale. Da qui l’interesse per l’incontro romano.

“Le posizioni di Mosca e Washington su questa questione sono diametralmente opposte, ma non è una buona ragione per non parlare”, ha dichiarato Ryabkov.

Sergei-Rybakov-Eliott-Abrams

Sergei Rybakov e Eliott Abrams

Da parte loro gli americani hanno lasciato trapelare che “si arriverà a  un punto in cui la Russia capirà che il governo di Maduro non si può più salvare”, come riporta la Reuters.

Insomma, apparentemente Abrams giungerà a Roma per chiedere ai russi di abbandonare Maduro.

Proposta che al momento è irricevibile dalla controparte, ma che denota lo stallo in cui si è cacciata l’amministrazione Usa, sicura di una facile vittoria e ora costretta a cercare una sponda russa per uscire da questa situazione.

Washington deve trovare una quadra: si è esposta troppo per potersi permettere  un fallimento.

E la strategia della pressione, attuata tramite sanzioni e altro, se da una parte  logora Maduro, rischia di logorare anche Washington.

Gli interessi globali per il petrolio venezuelano

Per questo gli Usa hanno fretta di ottenere un qualche risultato. A Roma, dunque. Dove si potrebbe parlare del petrolio venezuelano, che poi è quel che interessa Washington.

Quel petrolio che, in caso di attacco Usa al Venezuela, più volte minacciato, potrebbe non essere sfruttato tanto facilmente (come da analisi di Ivan Danilov su Piccolenote).

Da considerare, sotto questo profilo, che Maduro ha trasferito gli uffici esteri della compagnia petrolifera di Stato dal Portogallo a Mosca, mettendola sotto la protezione russa.

Sono tante le compagnie petrolifere Usa che lavorano quel greggio, e se si trovasse un qualche accordo sul punto, si potrebbe aprire la porta per una soluzione politica. Le formule del caso sono varie e variabili.

Ma è presto per far previsioni. Resta però la notizia dell’incontro. Il primo ufficiale tra le due potenze sulla crisi, anche se di certo non sono mancati i contatti sottotraccia.

Il controllo neocon e la posizione di Roma

Da notare l’affiliazione neocon di Abrams, il che vuol dire che a vigilare sul tutto è il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, capofila dei neocon nell’amministrazione Usa. Particolare che accresce l’importanza del vertice.

Né secondaria è la sede dell’incontro, quella Roma dove ha sede il Vaticano, da tempo – grazie al Segretario di Stato Parolin, già nunzio a Caracas, e al Papa latinoamericano – punto di reale ed eventuale raccordo tra governo e opposizione venezuelana.

Cardinale-Parolin-Segretario-di-Stato

Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato

Non solo il Vaticano, ma anche l’Italia, l’unico Paese occidentale che non ha riconosciuto la legittimità di Guaidò e che, grazie a tale posizione, scomoda e criticata, potrebbe far da ponte tra russi e americani e favorire, semmai possibile, un accordo salva-vite.

Già, perché quel che è in ballo in questa crisi non è solo petrolio e spazi politici da aprire o guadagnare, ma soprattutto disinnescare una bomba a orologeria, pronta a esplodere risucchiando nel baratro un intero Paese con effetti disastrosi per tutta l’America latina.

Per questo non si può non sperare che il vertice di Roma possa produrre un qualche risultato distensivo. Vedremo.

 

 

 

 

 

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