18 Maggio 2020

Natale a Pavana, l'inedito di Guccini

di Massimo Quattrucci
Natale a Pavana, l'inedito di Guccini
Tempo di lettura: 2 minuti

Francesco Guccini, cantante dal 1964, ha da pochi mesi pubblicato un nuovo disco, “Note di viaggio”, dove sono raccolte alcune sue canzoni, forse tra le più belle, cantate da altri. Una sola di queste, “Natale a Pàvana”, è cantata da lui. Non succedeva da diversi anni.

A convincerlo è stato uno dei più grandi musicisti italiani, Mauro Pagani, che, oltre ad essere produttore e arrangiatore (cosa che fa con risultati eccelsi), nell’occasione ha anche scritto la musica e registrato la voce di Francesco, a casa sua, a Pavana, piccolo centro sull’Appenino tosco-emiliano di 1500 anime dove Guccini si è ritirato a scrivere libri.

E in questa canzone, in realtà nata per essere una poesia, Francesco fa ciò che ha fatto straordinariamente per una vita: racconta.

Racconta la felicità. La felicità vissuta da bambino il giorno di Natale. La felicità di un viaggio in treno in terza classe (“si entrava in galleria e il fumo si infilava nel vagone e riempiva i polmoni e se ti soffiavi il naso era moccio e carbone”), per passare la festa tutti insieme in famiglia con nonni, zii e prozii.

La felicità del sapore dei tortellini, allora mangiati una volta l’anno. E la felicità dello scorgere la Madonna di San Luca, la cui vista era indizio dell’imminente arrivo a Bologna, città dove il piccolo Francesco desiderava così tanto vivere.

Quella Madonna di San Luca alla quale si arriva attraverso un portico lungo quasi quattro chilometri, costruito per riparare i pellegrini dalla pioggia, e che in questi mesi ardui è stata di conforto a una città intera, quando, ai piedi dell’immagine sacra che la tradizione attribuisce all’evengelista, sono stati ricordati, benedetti, tutti i morti che il coronavirus ha chiesto a Bologna.

La canzone è davvero molto bella e poetica ed è in dialetto pavanese, una lingua ormai dimenticata, ma non da Guccini. Così come è ancora viva nella memoria del cantautore quel “gran sapore di buono”, quella felicità accaduta in mezzo alla “neve, tanta neve bianca e fina, e neve tanta neve!” (uno dei versi più belli e commoventi). Quella felicità che Francesco continua a cantare, per sé e per noi. 

 

Il video (purtroppo non particolarmente bello) di Natale a Pàvana si può vedere cliccando qui.

Massimo Quattrucci

Natale A Pavana

Del volte i m’arcordo quai Nadali
Quand’i ero un bambin
La sframmia del vacanze, dla valisglia
Al sconsummo dla strada a la stazion
A pée, ma alora a s’ caminava verodio
E me babbo davanti con al peso emiemémadre’ddré
“Modna, stazion ‘d Modna”
E ‘na zizzola maremma can col braghe corte
E ‘na nebbia ch’a t’inzupava
Al care, e t’a l’ stricava
Per avertase quando ‘d sovr’al colle
l’aparizion dla Madonna su a San Lucca
A t’ disgeva ch’l’era ariva’ Bologgna
Babbo, perché noialtri
A ‘n se sta ed ca’ a Bologgna?
Eee, magara
E po’ piazale Ovest
Ghiggne e chiàccare con vosgi
Che col treno già i m’ portavan’ ed colpo su i mée monti
El sudava al vapore e quando ed rado
Lascia’ cl’altra stazion
S’entrava in galeria
Al fummo a s’inflitrava int al vagon
E a l’ rempiva i polmon…

 

 

Nella foto: Mauro Pagani e Francesco Guccini

 

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