Scoop di Axios: Trump pronto a parlare con Maduro
Tempo di lettura: 4 minuti“Il presidente Trump ha detto ai suoi consiglieri che ha intenzione di parlare direttamente con Nicolás Maduro”. Questo lo scoop di Axios, basato su informazioni confidenziali, che sembra confermare quanto Trump aveva dichiarato a metà novembre quando, interpellato sulla possibilità di interloquire con il presidente venezuelano, si era detto possibilista.
Lo scoop giunge mentre la pressione su Caracas sembra aver raggiunto l’acme dopo il dispiegamento al largo delle coste venezuelane della portaerei USS Gerald R. Ford e il diuturno, improvvido quanto illegale, affondamento di alcune barche ritenute dedite al traffico di droga.
Non solo il dispiegamento militare, ad allarmare sull’imminenza di un possibile attacco era stata anche la recente trovata di designare Maduro come capo del fantomatico Cartello dei soli (che però, come spiegano più o meno tutti gli analisti non consegnati alla propaganda, semplicemente non esiste). Inoltre, c’è stato l’avviso della Federal Aviation Administration, che ha designato i cieli del Venezuela e del Mar dei Caraibi meridionale “zona di volo potenzialmente pericolosa”.
A tutto ciò si aggiungeva il mandato alla Cia di intraprendere operazioni segrete contro Caracas, anche se si trattava più di teatro che di qualcosa di reale, stante che le operazioni segrete dell’intelligence Usa contro il Venezuela sono all’ordine del giorno da tempo.
E, però, nonostante lo scoop di Axios sul cambiamento di posizione di Trump, la querelle sull’attacco resta, almeno finché la rivelazione non conoscerà uno sviluppo concreto o Trump dichiari apertamente il cambio di paradigma.
Ma resta il fatto che la rivelazione non nasce dal nulla, dal momento che fotografa sia l’indecisione di Trump, che finora non ha dato seguito alle roboanti minacce, sia soprattutto il braccio di ferro che si sta consumando all’interno dell’amministrazione Usa tra il partito della guerra guidato dal Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio e la fazione opposta, guidata dal vicepresidente J.D. Vance.
Lo annota Strana, che dettaglia anche le tante criticità di un eventuale intervento. Anzitutto che Trump “chiaramente non vuole impegnarsi in una guerra prolungata che sarebbe politicamente disastrosa per lui (non c’è nessuno che voglia questa guerra tra gli elettori repubblicani, figuriamoci tra quelli democratici)”.
E, “allo stesso tempo, non c’è la certezza assoluta che la questione con Maduro possa essere risolta rapidamente con mezzi militari, sotto forma di una ‘piccola vittoria’”. Certo, annota Strana, gli Usa hanno sfoderato i muscoli, ma la forza d’attacco, tolti marinai e avieri, si riduce a 4-5.000 uomini, comprese le unità d’élite, mentre il Venezuela può contare su 125mila uomini (pronti a una prolungata guerriglia più che a un confronto frontale).
Gli Usa potrebbero sperare di giovarsi di un’insurrezione, continua il media ucraino, ma è “una scommessa estremamente rischiosa: Maduro è effettivamente impopolare in Venezuela, ma l’esercito e le milizie probabilmente gli rimarranno fedeli (il corpo ufficiali è stato epurato da elementi potenzialmente inaffidabili sotto il predecessore di Maduro, Hugo Chávez)”.
“[…] Un altro discorso sarebbe se gli americani riuscissero a colpire i cosiddetti centri decisionali nelle prime ore dell’invasione e, a maggior ragione, a catturare o uccidere Maduro stesso, membri chiave del suo governo e alti ufficiali militari. Tuttavia, è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto perché il Venezuela si starà certamente preparando a questo scenario”.
“La tipica tattica statunitense di attacchi aerei e missilistici contro obiettivi militari e infrastrutturali chiave, già utilizzata con successo contro la Jugoslavia, offre maggiori probabilità di successo. Tuttavia, il problema in questo caso risiede nel sistema antiaereo del Venezuela”.
Infatti, “dall’inizio di settembre, sono stati segnalati atterraggi di misteriosi aerei da trasporto militari russi e cinesi”. E, a stare a quanto dichiarato dal capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, a Caracas si troverebbe anche un distaccamento militare russo, cosa probabile perché qualcuno dovrà pure istruire i venezuelani a usare i sistemi d’arma inviati dalla Russia, fornitura confermata da Mosca.
Non un ostacolo insuperabile, certo, ma le possibilità che più che qualche fantaccino Usa ci rimetta la pelle in questa sconsiderata avventura, salgono. Per l’immagine di Trump sarebbe un vulnus forse irreparabile.
Infine, conclude Strana, c’è il nodo Kiev, con il partito della guerra (che nell’amministrazione Usa si riconosce in Rubio) che sta cercando di far collassare le possibilità di un appeasement Russia – Usa sul conflitto ucraino: “Un’invasione statunitense del Venezuela potrebbe favorire tale obiettivo, perché creerebbe sicuramente una significativa tensione nei rapporti Washington – Mosca”.
Una frattura che potrebbe risultare ancora più devastante “se dovessero verificarsi perdite tra le truppe russe di stanza nel Paese o se il Venezuela utilizzasse armi russe per abbattere aerei o affondare navi americane. Se ciò accadesse sarebbe molto più difficile per gli Stati Uniti e la Russia raggiungere un accordo sulla guerra ucraina”.
“Tuttavia, ciò potrebbe anche ostacolare la decisione di Trump di procedere con l’attacco del Venezuela, se davvero intende porre fine rapidamente alla guerra ucraina”. Lo scoop di Axios sembra confermare quest’ultima osservazione. Vedremo.



